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Vi proponiamo il racconto di Tania e Monica, due dei vincitori dei meet & greet organizzati in occasione dei concerti rispettivamente di Roma e Milano.

Speriamo che nonostante il meet & greet sia stato, come dire, un po’ veloce, sia valsa comunque la pena incontrarli.
Buona lettura!

Tania

Roma 11 Giugno
“Le ore passate a fare la fila con una ragazza che mi sviene accanto sotto il sole, in fila come buoi ed io che sto per seguirla a ruota, sono solo l’inizio di una lunga, faticosissima ma indimenticabile giornata.
Io e l’altro ragazzo vincitore insieme a me del meet & greet, comunque, dovevamo staccarci dalla fila per andare in cassa accrediti a chiedere cosa avremmo dovuto fare e presentare un documento d’identità valido.
Aspettiamo tanto, mentre i fan degli Stereophonics alle 18.00 li stavano già incontrando e ci stavano passando un bel quarto d’ora.
Entriamo all’Ippodromo da un altro ingresso, tutti i ragazzi vincitori dei vari contest, quindi riusciamo ad arrivare tra la prima e la seconda fila bene o male. Ma che senso ha, ci diciamo, restare là, se devono contattarci telefonicamente appena hanno notizie sull’orario e il luogo dell’incontro e dovremo poi andarcene via?
Il tempo passa, gli Stereophonics salgono sul palco (ascolto mezza canzone purtroppo, ma li apprezzo immediatamente) e io e l’altro ragazzo ci dirigiamo verso l’entrata per chiedere informazioni: non è che se ne sono dimenticati o non si fa più? Panico, dopo tutti quegli sforzi, quell’entusiasmo. Io poi, coi miei problemi di salute, che solo per i Killers o altre forti passioni affronto certi eventi accettando il prezzo successivo a quella giornata, desideravo essere ripagata con un VERO meet & greet.
Due dello staff, grazie a noi, riescono a mandare un sms a tutti dicendo che alle 21.10 dovevamo farci trovare in tale punto.
Alle 20.55 eravamo già in sei o otto, per poi arrivare ad una decina. Ma continuano a farci aspettare, noi presi dall’ansia, con macchine fotografiche, cellulari, cd, penne.
Alla fine ci fanno entrare credo per le 21.30, forse anche di più, dietro un ‘cancello’, dove c’erano due edifici con scalinata e macchine a vetrate nere.
Lo staff comincia a dirci che il management ha deciso che non possiamo fare foto né video, che sarà questione di un attimo, faremo “Ciao” con la mano, in fila come birilli, e dovremmo accontentarci. Rimaniamo delusi, un po’ arrabbiati e mentre aspettiamo io, piena di dolori, mi siedo per terra e con altri comincio a chiedere il motivo, e ci dicono che la manager è così, erano tutti terrorizzati, infatti ci hanno detto “Mettete le macchine fotografiche nelle borse, non fatevi ammazzare!”.. Io dalla rabbia ho cominciato a dire “Ci avete fatto perdere le prime file per un saluto al museo delle cere? Anche al Louvre si possono fare foto, non è che i Killers si rovinano eh! Questa è una bella presa per il c**o” e via dicendo.
Dopo ben un’ora d’attesa, quando gli Stereophonics ci erano già passati davanti per andare via, i Killers, finalmente, si vedono scendere da quella scalinata, con Brandon che già sorride. Partono gli applausi discreti di noi fan, in fila, appunto, come birilli. Io mi alzo da terra, da quel momento è confusione totale: ero arrabbiata, dolorante, delusa, ma stavano scendendo, mi ritrovo Brandon di fronte che comincia, col suo splendido sorriso, a stringere la mano ad ognuno di noi quasi inchinandosi e chiedendo “How are you?”.
Che io mi sia dimenticata di dargli il foglio con la traduzione della mia risposta vincente per ringraziarli, che non io non abbia risposto alla sua domanda perché non ho capito più niente quando mi ha stretto la mano sorridendo e guardandomi negli occhi, sono solo dettagli che solo voi vittime potete capire.
La ragazza vicino a me gli chiede una foto, e mentre la pazza isterica prima citata urlava “Niente foto e niente video, niente foto e niente autografi!”, Brandon, là di fronte a noi, rispondeva sorridendo e con una disponibilità che io neanche pensavo avesse:“Yes, picture, yes picture!”. La ragazza gli si mette vicino, io vado di conseguenza, senza capire, mi avvicino, lo guardo col punto interrogativo sul volto e Brandon, capendo, mi avvolge le spalle per una foto. Succede tutto in pochi secondi, forse un minuto o al massimo due, non ho nemmeno il tempo di vivermela. Ma una cosa la devo dire: GRAZIE BRANDON, se non era per te non avremmo avuto nemmeno questo, GRAZIE. È davvero una gran persona.
Subito dopo la foto vedo altri che parlano e fanno foto con lui, non capisco niente, continuo ad essere confusa e vedendo Ronnie, Mark e Dave parlare solo con un ragazzo, mi avvicino e voglio stringergli la mano, fare qualcosa, conoscerli..ci provo, ma mi sa che nemmeno riescono a vedermi. Sono dei giganti e li vedo alquanto frastornati e confusi dal fatto che sono tutti da Brandon (Dave particolarmente).
Torno davanti a Brandon e gli altri fan, Dave già pronto a salire in macchina, Brandon l’ultimo a girare i tacchi, nemmeno il tempo di salutarli. Sono le 22.00, lo spettacolo già ritarda. Cominciamo a correre verso il palco, a rincorrerci l’un l’altro per scambiarci i nomi ed aggiungerci su facebook perché la maggior parte ha avuto foto fatte da altri e non con la propria macchinetta o cellulare (compresa me, l’avevo dovuta mettere via che mi volevano linciare).
Arriviamo proprio quando il pubblico urla per il loro ingresso, vengo trascinata nella folla, c’è gente troppo alta e siamo troppo addossati per vedere bene il concerto. Le prime canzoni le vivo un po’ male, mi stavano soffocando e mandando a quel paese, ma non era colpa mia, ero dolorante da morire, avevo paura di cadere a terra e quella ragazza mi trascinava, e dovevo per forza stare con lei perché avevo perso mio fratello, la mia amica e l’altro ragazzo con cui ero stata parecchio tempo perché vincitore dello stesso contest.
Bando alle ciance: chi ha detto che il concerto non è stato bello? Chi ha avuto il coraggio? È stato il primo per me, ma so che sono obiettiva: UN CONCERTO MERAVIGLIOSO, credetemi!
Oltre ad averci regalato pezzi rari, lo spettacolo è stato fenomenale perché i Killers erano felicissimi del pubblico che si stavano trovando di fronte! Brandon diceva che eravamo eccezionali e che li facevamo stare bene, sono stati momenti emozionanti, esaltanti, la felicità di vedere Brandon così sorridente e felice, mi ha ripagata di tutto quello che stavo passando tra la folla e nonostante tutto ho saltato, cantato, urlato, fatto i cori, raccolto tutti i coriandoli a forma di K e saette durante All These Things That I’ve Done (momento meraviglioso!!) che mi sono venuti addosso per metterli in borsa e conservarli.
Il momento che più mi ha toccata emotivamente? Il coro del pubblico sulla prima parte di A Dustland Fairytale, una cosa davvero strepitosa, Brandon era al settimo cielo! E ho notato anche che molti conoscevano, compresa me, i cori che di solito fa fare durante The Way It Was o For Reasons Unknown e lui ne ha riso. Per non parlare di quando ha parlato in italiano con quell’accento meraviglioso, momento esilarante! O di quando hanno messo su Volare, di quando sono partiti i fuochi durante Miss Atomic Bomb, o di quando Brandon ci ha chiesto, prima di From Here On Out, se avevamo scarpe per ballare, mostrandoci che lui sì, le aveva!!
Erano carichissimi, persino Mark lo era molto più del solito per quel che ho potuto vedere e Ronnie era davvero a mille, ci ha tirato una decina di bacchette, cosa rara!!!
Quando dopo All These Things That I’ve Done si è fatto buio e si sono appartati un attimo dietro, e poi sono rientrati con dietro lo schermo gigante il video di Bones, per me è stato delirio puro, il cuore diceva “Grazie!”, perché ci avevano regalato una parte di Heart Of A Girl, Flesh and Bone e adesso toccava a Bones, per poi passare, come sapete, a Under The Gun.
Erano davvero in forma, non si può dire che sia stato un brutto concerto, io credo che sia stato fantastico, travolgente e noi lo siamo stati per loro. 
La cosa più bella è stata proprio questa, vedere che erano ancora più carichi e soddisfatti grazie al nostro calore.
La sto pagando cara fisicamente, ma rifarei tutto. GRAZIE RAGAZZI”

Monica

Milano 12 Giugno
“Una settimana fa a quest’ora circa ero in trepida attesa del premio della prima vincita della mia vita in assoluto: Meet & Greet with The Killers. Ero stata messa in guardia sulla velocità della cosa: con questo nome non potevo aspettarmi altro avendo già provato il “kiss & fly” degli aeroporti americani!
Dopo 3 o 4 rinvii di orario e raccomandazioni del tipo niente foto, niente autografi, non svenire, non urlare, non piangere, non chiedere nulla, non avvicinarsi, non toccare, non gridare e tanti altri NON che nemmeno ricordo, con nella testa solo il pensiero “ma se non posso fare nulla allora che ci sto a fare qua?”, arriva il momento.
Tutti al muro stile plotone di esecuzione: una fila di 8 persone al muro credo avrebbe messo a disagio chiunque, non penso che i quattro rehgazzi della chita del pecado abbiano avuto una sensazione tanto differente.
Escono e stringono la mano a tutti: formalità da G8.
Il primo è Brandon che allungandomi la mano mi dice “Nice to meet you” – timidamente gli rispondo un “Hi” probabilmente impercettibile. Però si accorge della mia maglietta proveniente dal Bonanza di Las Vegas e mi dice “Nice t-shirt”. Io a quel punto presa da uno slancio di idiozia infrango le regole, lo tocco con un dito e gli rispondo con “wow you are r-e-a-l!”. Ma era già passato oltre, quindi non se ne sarà nemmeno accorto=infranto le regole, non è successo nulla!
È già il turno di Ronnie che si distingue subito dagli altri per essere molto più sprintoso e simpatico, o forse più semplicemente meno timido. Gli tendo la mano per la stessa formalità appena eseguita con Brandon e lui invece parte con il classico saluto all’americana pollice-pugno: credo di averlo spiazzato eseguendolo tutto correttamente senza errori!
Arriva Mark che in tutta la sua rigidità filosofica mi tende la mano e mi dice “Nice to meet you, I’m Mark”. Mi scappa un sorrisino ironico del tipo e vuoi che non lo sappia? e mi limito ad una formalissima risposta “Nice to meet you too, I’m Monica”.
Dave: ecco questa è e rimarrà per sempre l’incognita della mia vita: quando mi stringe la mano infrango nuovamente le regole, faccio un passo verso di lui e gli dico “Thanks Dave for what you’ve done”: nella mia mente era CHIARISSIMO che alludevo al fatto che avesse messo l’annuncio sul Las Vegas Weekly al quale rispose Brandon dando così inizio all’ avventura dei The Killers. Lui mi guarda con faccia interrogativa e sorridendo mi risponde “ah … ok, you’re welcome”. Ad ogni modo ho di nuovo infranto le regole e non è successo nulla di grave!
A questo punto nano-secondi di imbarazzo interrotti solo dalla frase “ragazzi vi concedono una foto” ed io infrango per la terza volta in una manciata di secondi le regole facendo un passo verso Brandon invitandolo a prendere posto accanto a me per la foto. Due scatti velocissimi nei quali io ero incollata al giubbino di pelle nera di Mr. Flowers e lui abbracciato a me. Ebbene sì, senza che io lo abbia richiesto, mi ha abbracciato! …ahimé la prova chissà dov’è, da una settimana rincorro i mulini a vento come Sancho Panza per avere quello scatto.
Poi Brandon elargisce abbracci alle ragazze e si accomiata con un “We’ll do our best tonight”.
Tutti scortati di nuovo sul prato e lasciati andare: peccato mancassero oramai solo una manciata di secondi all’inizio del concerto e quindi la ressa era oramai tale da non poter far altro che tentare di intrufolarsi nella calca senza grande successo purtroppo.
Tutto quello che ho qui scritto in circa mezz’ora, nella realtà si è svolto in non più di 60 secondi.
La mia personalissima impressione è stata quella che l’organizzazione italiana dell’evento sia abbastanza fantozziana: tutto troppo veloce, isterica, agitata, frenetica. Ovvio anche sia così se la band deve suonare di lì a pochi secondi. Magari organizzare le cose in tempi e modi differenti sarebbero tutti più felici e rilassati ed il fortunato vincitore potrebbe essere poi ancor più fortunato nel guadagnarsi anche un posto decente per godersi lo show. Credo che in circostanze di questo tipo quello che un fan pretende è una foto od un autografo dal proprio idolo…altrimenti a quale pro organizzarle? Solo per la soddisfazione di dire “ho stretto la mano alla mia band preferita?” …Il potersi guardare la copertina del proprio cd preferito autografato in originale: quella sì sarebbe una soddisfazione eterna!
Lungi da me dal lamentarmi, ho visto, abbracciato e toccato Brandon nonostante i divieti, ma il non riuscire ad ottenere la foto ricordo mi manda proprio in bestia!
Note sul concerto.
I ragazzi in versione LIVE sono sempre entusiasmanti: se ascoltarli in cd trasmettono emozioni, vederli dal vivo è sempre un’esperienza unica …di quelle che quando finiscono lasciano un velo di tristezza come a dire “….già finito? voglio ancora la loro musica…”
Le scenografie semplici ma d’effetto con gli splendidi video proiettati in versione gigante fanno viaggiare ancora di più con la testa, il corpo e l’anima.
Se devo essere onesta mi è parso un po’ stanchino Brandon, ma comprensibile visto il tour de force della turné e la delusione di non sentire Sam’s Town e Bones live è stata tanta ma c’è la speranza che a Lucca qualcosa cambi e che quindi ci sia qualche sorpresa dietro l’angolo ….dobbiamo aspettare solo un mesetto :-)”