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The Telegraph [10-11-2017]

“Amo l’America,” dice Brandon Flowers. “Non si tratta di cieco nazionalismo. Ho sempre sentito un travolgente senso di ottimismo quando sono lì. E non credo che esista ovunque.”

Il cantante dei Killers si trova dietro le quinte alla Genting Arena di Birmingham, e contempla lo stato in cui versa il suo Paese. “Non è nella forma migliore in questo momento. Ma credo che siamo abbastanza intelligenti e resilienti da poter sopravvivere.”

Flowers ride nervosamente. Sul palco, il bello ed elegante 36enne dà sfoggio di un carisma sbruffone che ci si può aspettare dal frontman di una band rock famosa in tutto il mondo. Di persona, trasuda un’energia nervosa.

Da Hot Fuss, il loro debutto del 2004 imbottito di successi, in poi, i Killers hanno ottenuto cinque album numero uno consecutivi in Regno Unito. Assieme agli Strokes e ai Kings of Leon, la band di Las Vegas ha fatto senza dubbio parte dell’ultima grande generazione di rock Americano, che ha fuso l’energia new wave e la sensibilità pop al rock classico. Facevano i fighetti, portando l’eyeliner e indossando vestiti appariscenti, con un forte elemento elettronico che dava al loro sound un tocco contemporaneo. E (come le altre band) hanno conquistato il Regno Unito prima di sfondare a casa loro. Eppure Flowers ricorda dei momenti di tensione la prima volta che hanno visitato questi lidi. “George W Bush era presidente e c’era un sentimento di anti-americanismo. Si poteva sentire. Certe band (come i White Stripes e le Dixie Chicks) si scusavano di essere Americani. Adesso non lo vedo più. Non ce l’avete più con noi, adesso ci compatite.”

L’ultimo album dei Killers, Wonderful Wonderful, è diventato il loro primo numero uno in America a Settembre. Dimostra una sensibilità più profonda e più adulta, con il loro primo inno apertamente politico, Run for Cover, un’esplosione di rabbia contro l’ipocrisia dei politici. “He’s got a big smile, he’s fake news,” canta Flowers con feroce sdegno, riferendosi ad un falso leader che diffonde la paura in tutta la nazione. “All you do is shame us”. Chi mai potrebbe avere in mente?

“Dovresti vivere sotto una roccia perché non abbia un qualche effetto su di te,” dice il batterista Ronnie Vannucci parlando del febbrile clima politico. “È come se si respirasse aria inquinata. Abbiamo antracosi politica.” Grande, barbuto, laconico, il 41enne sembra molto più a suo agio nei suoi panni rispetto al suo frontman. Siede ad un batteria preparata nel suo camerino, battendo sul rullante mentre ripensa ai cambiamenti caratteriali dei Killers. “Siamo una band rock and roll, e forse è una cosa superficiale, tutto fumo niente arrosto. Ma si arriva ad un punto in cui devi essere onesto con te stesso su quello che conta veramente. Quando il fottuto mondo sta per finire, cos’hai da dire?”

Il 2017 è stato l’anno in cui i Killers hanno iniziato a fare sul serio. La loro speciale tecnica per scrivere canzoni pop incalzanti, argute e misteriose non è mai stata messa in dubbio, ma Wonderful Wonderful ha aggiunto alla ricetta la sensazione di avere un obiettivo. È pieno di grandi canzoni che trattano grandi temi. “Credo che la musica possa fare la differenza,” dice Flowers. “Ha avuto effetto su di me, quindi devo credere che possa averlo sul mondo. Ho sentito che era giunto il momento di prendere in mano la situazione.” L’unico precedente in fatto di politica risale a quando ha incontrato Mitt Romney, il candidato repubblicano a Presidente, durante la sua campagna contro Obama nel 2011, anche se Flowers non lo ha mai supportato pubblicamente. Il loro punto in comune era la stessa fede. Flowers, un devoto Mormone, risalta senza dubbio rispetto al consenso politico diffuso nella musica pop. “Sono stato cresciuto in una famiglia conservativa. Non mi considero un liberale. Sono un tipo strano nel rock and roll,” dice. Aggiunge, però, che anche se la sua formazione era da “sventola bandiera dei Repubblicani”, si è spinto “molto più verso sinistra rispetto a come sono stato cresciuto. Sono più o meno in centro” – forse è questo il motivo per cui è così duramente anti-Trump.

Inizialmente la musica rappresentava una sorta di fuga dalle restrizioni dettate dalla sua educazione Mormona. “Offre un tipo diverso di comunione. Quando ero più giovane, avevo delle esperienze forti ai concerti, molto simili all’esperienza spirituale che avevo in chiesa.” È cresciuto a Las Vegas, ed è rimasto incantato dall’energia della Città del Peccato. “Ne ho sempre avuto una visione romantica. Le persone vedono i casinò e li collegano subito alla dissolutezza, al capitalismo e al perdere soldi. Mentre io penso alle luci.”

È entrato a far parte dei Killers nel 2001, a 19 anni, lo stesso anno in cui ha iniziato ad uscire con la sua futura moglie, Tana Mundkowsky. All’inizio la rapida ascesa della band lo ha indirizzato verso un sentiero che lo imbarazza ed è riluttante a parlarne. “Le droghe sono sopravvalutate,” è tutto quello che è disposto a dire. “Ci ho provato e non erano per me.” I primi tempi Flowers andava ad un sacco di feste. “È arrivato un momento in cui ho dovuto decidere. Mia moglie era incinta e la domanda era, che strada vuoi prendere? E lì è finito tutto. Mi sono preso un impegno. Senza la fede non mi sarei posto quella domanda. E da quel momento in poi ho raccolto i frutti di quella decisione.” Flowers è sposato dal 2004, ha tre figli e sono membri attivi della loro chiesa. Non beve alcol e caffeina da 10 anni e il mese scorso la sua famiglia ha traslocato a Salt Lake City, Utah (“La capitale Mormona”, come la definisce Flowers).

“Amo ancora Las Vegas, mi manca, mi dispiace essermene andato,” dice Flowers. I Killers saranno headliner di un concerto di beneficenza lì il mese prossimo, in favore delle vittime della sparatoria di Ottobre. “È stato un brutto colpo,” dice Vannucci. “Ma il modo in cui le persone hanno risposto, prendendosi cura l’uno dell’altro, è stato impressionante. Mi ha reso orgoglioso di venire da Las Vegas.”

“Le persone diventano più buone quando succedono brutte cose,” dice Flowers. “C’è un senso di solidarietà; si trovano occasioni di sorridere verso il prossimo. È una cosa che ho notato a Las Vegas.” I due parlano della loro città natale con grande affetto, menzionando degli aspetti della città del gioco che gli estranei vedono raramente. “Abbiamo provato a cambiare lo slogan della città perché è un po’ da stronzi,” dice Vannucci. “Invece di ‘What Happens in Vegas Stays in Vegas’ pensiamo debba essere ‘What Would Elvis Do?’ Che poi vuol dire lo stesso. Ma, vedi, è più di classe.”

I Killers hanno passato molti cambiamenti dai loro primi tempi da teste calde. Flowers e Vannucci sono gli unici membri originali nel tour britannico, anche se i quattro rimangono assieme in studio. Il bassista Mark Stoermer e il chitarrista Dave Keuning si sono ritirati dal tour per ragioni di salute e di famiglia. Stoermer, alto 1.95 m, ha problemi di schiena, aggravati dal tenere e muovere il basso sul palco per ore. Entrambi erano riluttanti a stare lontani dalle loro giovani famiglie per lunghi periodi. Ma i Killers sembrano aver negoziato la loro assenza di coinvolgimento con impressionante maturità. “Ci sono band che si sciolgono e si riformano 10 anni dopo, ma viaggiano in macchine separate con manager diversi e diversi membri che si occupano delle riprese video, ed è un comportamento infantile che spreca solo energie,” dice Vannucci. “Così abbiamo deciso di evitare tutto questo dramma, rispettare lo spazio di ognuno e trovare un modo per mantenere tutti nella stessa macchina.” Il gruppo sarà di nuovo unito per alcune date speciali negli Stati Uniti.

La maturità non è ciò che vogliamo di solito dal rock and roll. Ma sembra calzare a pennello con i Killers. Flowers ha sempre avuto nobili ambizioni e si può sentire qualcosa di speciale manifestarsi nella profondità della sua arte. È in forma smagliante durante i primi concerti del tour, energizzato e sorridente, mentre guida il pubblico adorante in cori che scuotono le arene. “È un nuovo territorio per me,” dice Flowers. Dice di avere dei buoni presentimenti per il futuro, per la sua band e per il suo paese. “Sono un ottimista. Credo ancora che ci sarà un momento di svolta. Ogni giorno mi sveglio sperando che qualcuno abbia trovato una ragione valida per mettere Donald Trump in stato di accusa. Magari se ne sarà andato quando suoneremo il nostro prossimo concerto.”

FonteThe Telegraph