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Atwood Magazine [19.10.2022]

Atwood Magazine ha incontrato Ronnie Vannucci Jr. nell’ultimo giorno del tour Nord Americano, poche ora prima che la band salisse sul palco di fronte al pubblico dell’Anthem di Washington, per un concerto tutto esaurito.

Grazie per questa chiacchierata Ronnie! Ho avuto il piacere di avervi visto al Madison Square Garden all’inizio di Ottobre, e siete stati fantastici. Stasera è l’ultima di questa tornata in Nord America, se non sbaglio. Com’è stato tornare in tour quest’anno?

Grazie! Sembra soprattutto una celebrazione di communalità. Non è tanto importante per noi ma è più la realizzazione e la scoperta, o la riscoperta, di poter stare di nuovo tutti assieme e in qualche modo di nuovo liberi. È una cosa palpabile; secondo me si sente la differenza. C’è qualcosa nell’aria, una sorta di sensazione, come se si dicesse “Usciamo stasera, caro/a. Spendiamo il fondo dell’università dei ragazzi in magliette e andiamo a vederci un concerto. Facciamo qualcosa e non restiamo chiusi in casa.”

Dalla tua prospettiva, come ti è sembrato rispetto ai tour del passato?

Credo che adesso siamo un gruppo migliore, o almeno lo spero. Sicuramente noi lo sentiamo. C’è voluto un po’ per tornare in forma, e siamo stati un po’ sfortunati a cominciare il tutto con una serie di concerti che sono stati i più grandi che abbiamo mai fatto, gli stadi in Regno Unito! Un posto piuttosto difficile per ricominciare la pratica.
La mia prospettiva è dal miglior posto in assoluto! Tendo ad essere totalmente immerso nella musica, ma ogni tanto emergo e mi godo l’atmosfera come chi fa parte del pubblico, un’esperienza bella da poter fare.

Ovviamente di quella sera si è parlato soprattutto di Bruce Springsteen sul palco con voi per cantare Badlands, Dustland e Born to Run. Com’è stata quell’esperienza?

Ogni volta che ci penso mi viene solo da dire “che serata!” perché cos’altro si può dire. È stato fantastico! Per dieci minuti il Boss è stato il mio condottiero. È stata un’esperienza e un’atmosfera bellissima! Ho parlato con lui dopo il concerto e credo sia stato divertente anche per lui, perché a parte lo spettacolo a Broadway, non suona con la E-Street Band da sei anni, quindi è stato una sorta di ritorno sul palco anche per lui. Anche questo fa parte di tutto il discorso di ritorno alla normalità.

Ho sentito che a Brandon si è strozzata un po’ la voce quando ha annunciato Bruce sul palco. Se ti venisse stato chiesto “Chi sono gli artisti con cui sogni di poter suonare?”, sarebbe stato sulla tua lista?

Sì, credo di sì. Significa molto per me, per la nostra band, e per moltissime persone. Ma è stato davvero speciale e sono onorato che abbia passato il suo tempo con noi.

Chi altro farebbe parte di quella lista per il futuro? Chi dobbiamo far suonare con i Killers la prossima volta?

Oddio, posso scegliere chiunque vivo o morto, o proprio qualcuno potrebbe suonare con noi per davvero? [ride] Abbiamo già avuto l’opportunità di suonare con alcuni dei nostri eroi. Credo sarebbe bello fare qualcosa con gli Who. Qualcosa con loro, con i Led Zeppelin – mi piacerebbe anche solo andarli a vedere dal vivo. Credo sarebbe divertente fare qualcosa con Jerry Lee Lewis, il killer originale. Siamo amanti della musica in generale.
Una delle cose belle di questo tour è stato poter fare tutto ciò con Johnny Marr, che per noi era una sorta di persona leggendaria non reale che faceva parte di questa band immaginaria. Quando ero in quinta elementare o prima media, gli Smiths sembravano irraggiungibili. Erano come dei, quindi è stato un altro momento surreale, perché non solo abbiamo condiviso il palco, ma abbiamo anche suonato con Johnny ogni sera – e anche fuori dal palco, siamo andati a cena con lui ieri sera e adesso abbiamo un’amicizia genuina che si basa solo su rispetto reciproco e vicinanza. [risata] Grazie a Dio è con noi. Ma ti dico che ho incontrato tantissime persone e lui è proprio uno dei tipi più gentili, se non il più gentile e genuino in assoluto. E non lo definisco ‘tipo’ in senso negativo. Lo è proprio nel profondo, e che onore è stato stare con lui.

È bellissimo sentirtelo dire! È stato senza dubbio il miglior supporter che abbia mai visto; ci ha lasciato senza fiato…

Non siamo alla sua altezza. E anche Andy Rourke ha suonato in quei concerti, quindi c’era metà di quella band leggendaria sul palco. È stato un tour davvero bello.

Non ho dubbi. Stando in tema, questo è il tante volte rinviato Imploding the Mirage Tour, e state suonando canzoni da quell’album e Pressure Machine. Alcune di queste canzoni, come My Own Soul’s Warning, Caution e Dying Breed, sono sempre sembrate fatte apposta per essere suonate dal vivo. Com’è stato poterle finalmente portare in vita durante i concerti?

È stato bellissimo! Hai ragione, stavamo assolutamente pensando all’elemento dal vivo di quelle canzoni. Stavano andando in un’altra direzione finché ci siamo chiesti “Oh, come suonerà dal vivo?” E anche dopo averle messe nell’album, ed essere contenti di quella versione, abbiamo capito che avremmo dovuto alzare ancora l’asticella e dare loro più potenza per mantenerle in vita.

Dunque, la mia opinione più controversa in questi giorni è che credo che Pressure Machine sia uno dei, se non il, miglior album dei Killers.

Grazie!

Credo che il modo in cui Brandon lo ha introdotto sia stato molto interessante, perché non lo considero un album country. In realtà sono molto entusiasta di parlare con qualcuno di questo album, perché ci sono entrato proprio in sintonia su diversi livelli. Dal punto di vista personale, credo che raccolga i migliori testi della band. Tu dove senti di poterlo posizionare nella vostra discografia?

Credo che ogni band abbia una specie di seme interno che possa portarla a fare un album o canzoni così. Ci è davvero voluto un evento come questa pandemia per permetterci di esplorare quel posto, di tirare fuori quelle sensazioni. Abbiamo cercato di puntinare i nostri album con un po’ di quell’atmosfera, perché è una cosa che abbiamo dentro, perché veniamo da quella zona; abbiamo il deserto dentro di noi, ma ci è voluta una pandemia per tirarlo fuori. Credo anche che adesso meditiamo un po’ di su come creiamo gli album.
Mentre prima mettevamo – ed è iniziato con Sam’s Town, che è un caso a parte – ma con Day & Age, ci sono canzoni come Goodnight, Travel Well, e poi Joy Ride e poi Human, che rappresentano tutto e niente di questa band. È stato figo, un bel periodo, abbiamo in qualche modo giocato per dimostrare le potenzialità della band.
Pressure Machine, credo sia con grande probabilità il nostro album più altruista. Abbiamo raccontato le storie di altre persone attraverso una lente personale. Ma non ci sono canzoni che parlano di quanto manchi la propria ragazza o simili argomenti. Le canzoni parlano di questo ragazzo o questa ragazza, la situazione è questa e la canzone parla di questo. È una sorta di biografia sotto forma musicale delle persone che vivono in una cittadina.

Lo apprezzo. Per Me The Getting By è una storia e canzone davvero speciale. È davvero… è un finale molto potente.

Oh, grazie, amo quella canzone.

Canzoni come In the Car Outside, In Another Life, Pressure Machine e Quiet Town, non solo arrivano al cuore della vita nelle piccole cittadine, ma credo siano anche alcuni dei prodotti migliori della band. Tipo, in West Hills la tua batteria è molto intensa e mette la base del tono per quello che arriverà dopo.

Sì, tenevo solo il ritmo in quella canzone. Credo che la suoneremo stasera, non l’abbiamo mai suonata dal vivo prima. Ho dovuto cambiare la maglietta per questa serie di note da 30 secondi su un high hat. [ridacchia]

Ci sono canzoni di questo album che continuano a rimanere nei vostri pensieri un anno dopo la pubblicazione?

Certo. E diventano anche più significative. Devi venderle sul palco. Devi fare in modo che le persone che ti stanno guardando, che hanno pagato un biglietti per vederti, ti credano – e non siamo una band di attori. Diciamo che dobbiamo lasciarci entrare nella canzone. Dobbiamo immergerci… Dobbiamo ‘diventare’ la canzone. Ma è vero, dobbiamo fare in modo di suonare in modo che tutti ci credano.

Sembra che cambiate le canzoni di Pressure Machine che suonate ad ogni concerto? Si tratta di capire quale vada meglio con il tipo di pubblico, o volete semplicemente suonarle ma sentite che potete solo selezionarne qualcuna alla volta, visto che questo è l’Imploding the Mirage Tour?

Credo si tratti di più della seconda opzione. È venduto come l’Imploding the Mirage Tour, ma egoisticamente vogliamo suonare anche canzoni da Pressure Machine. Non credo che l’album sia tagliato per un’arena o un posto grande. Alcune canzoni possono essere trasformate e penso che possiamo suonarle in modo leggermente diverso. Stiamo suonando Cody un po’ più ritmata di quanto abbiamo fatto nell’album. La aggiustiamo in base al posto in cui suoniamo, ed è una cosa che abbiamo imparato a fare durante gli ultimi 20 anni. Ma credo che Pressure Machine sia probabilmente un’esperienza un po’ più intimistica.

Immagini un qualsiasi tipo di concerto o tour dedicato a Pressure Machine?

Ne parliamo sempre. Si tratta di trovare il tempo. In questi giorni dobbiamo praticamente segnare anche gli orari per andare in bagno, capisci? Dobbiamo trovare il tempo e i posti in cui poterlo suonare. C’è molta logistica da districare, e non mettiamo il naso in posti in cui dovremmo stare. Se il tutto si sviluppa in modo naturale… Comunque ci stiamo ragionando su, ma non lo forzeremo.

Quest’anno segna anche una specie di ventesimo anniversario dei Killers come band. A cosa dovete la vostra resistenza? Cosa vi tiene ispirati e pieni di energia?

Sotto a qualsiasi tipo di sfarzo e glamour che pensi possiamo avere come band rock da Las Vegas, sotto a tutto questo apparteniamo molto di più alla classe operaia. Capisci cosa intendo? Siamo delle api operaie, e consapevoli della posizione fortunata in cui ci troviamo. Siamo grati di trovarci dove siamo e non lo diamo per scontato. Penso anche che siamo stati cresciuti in un modo che… Ci atteniamo alle cose reali. Credo ci sia molto rumore nella nostra professione, e le persone possono lasciarsi impossessare da quel rumore o da tutto ciò che deriva dal far parte di una band rock o band in generale di successo. Secondo me noi ignoriamo quel rumore. Credo che sia probabilmente questo il nostro segreto: ci atteniamo alle cose importanti.

Prima hai parlato di essere diventati più consapevoli del modo in cui create gli album. Come credi che la band sia evoluta musicalmente dopo 20 anni di carriera e sette album?

Credo che siamo partiti prendendo ispirazione da molta della musica che abbiamo ascoltato crescendo, e lo abbiamo fatto con spensieratezza. Abbiamo realizzato che le persone ci ascoltavano davvero, e che era nostro compito creare canzoni che fossero abbastanza significative da essere ascoltate. Si tratta di… Si è trattato semplicemente di crescita. Siamo diventati uomini e, spero, persone migliori.

C’è molta determinazione e pensiero dietro. Avete pubblicato tre album nel giro di cinque anni. Dalla prospettiva di un ascoltatore, sembra che i Killers siano in un periodo fortunato. Com’è la temperatura all’interno della band?

Temperatura? Direi 23°C, umidità bassa. [ride] Stiamo lavorando a qualcosa. Andremo in studio a inizio Novembre, quando avremo un po’ di tempo tra Sud America e Australia-Nuova Zelanda. Quindi ci stiamo preparando a passare un po’ di tempo in studio, per finire un po’ del materiale che abbiamo iniziato prima del tour. È in quel periodo che è stata creata boy, e stiamo in qualche modo seguendo la crescita di quella piantina.

Mi pare di aver capito che boy è stata scritta prima del resto delle canzoni di Pressure Machine. Senti che si possa trattare della reliquia di un’era che state abbandonando, o è invece l’inizio di un nuovo capitolo?

Non lo saprai mai finché non inizi a scavare. boy è stata la prima canzone di quello che è poi diventato Pressure Machine. Molte canzoni che abbiamo scritto per Pressure Machine non ci stavano bene, e le abbiamo tenute da parte per diventare meno ansiosi di mostrare a tutti quello che avevamo creato e tenere assieme delle canzoni che avevano senso di stare assieme. Come ho detto prima, di solito scrivevamo qualcosa, ne eravamo entusiasti, canzoni come Spaceman o Neon Tiger, ce ne fregavamo, mettevamo dentro entrambe. Adesso penso che siamo un po’ più intenzionali, un po’ più perfezionisti, e pensiamo all’insieme, il contenitore che accoglierà queste canzoni, se si capisci cosa intendo.

E un EP?

Sì, stiamo pensando di pubblicare un piccolo EP! Credo che abbiamo abbastanza canzoni per farlo, e sarebbe già qualcosa. Non credo ne abbiamo mai pubblicato uno prima!

Beh, magari questo si aggancia alla mia ultima domanda. Cosa faranno i Killers prossimamente? Cosa non avete ancora fatto come band che ancora avete come obiettivo?

Credo che ancora non abbiamo raggiunto l’apice. Sarebbe bello diventare parte di questa specie di coscienza del mondo. Secondo me siamo ancora abbastanza sconosciuti. Voglio dire, le cose ci vanno bene e le persone comprano i nostri album e vengono ai nostri concerti, ma spero che riusciremo a scavarci un posticino per esistere per sempre, e magari diventare una rotella vitale nel meccanismo di funzionamento della macchina della musica. C’è una sacco di spazzatura fuori, e spero che invece noi possiamo essere parte di quelle band che fungono da denti di questo ingranaggio. Spero che un giorno arriveremo a quel punto.

Ci sono artisti che ascolti in questo periodo e che raccomanderesti per passare il favore?

Oddio. Sì, ci sono un sacco di persone che stanno pubblicando ottima musica. Credo che St. Vincent stia facendo gran bella musica, così come gli Idles e Johnny Marr sta scrivendo ottime canzoni – ne butta fuori in continuazione come una fontana. Ha un non so che. Ci sono un sacco di ottimi musicisti… C’è anche Joe Pug, è di Washington, e stasera suonerà con noi (non ha poi suonato, ndt.). Ci sono tantissimi musicisti che stanno pubblicando ottima musica, molto toccante, che fa pensare. Mi innervosisco sempre quando mi viene fatta questa domanda, chi stai ascoltando? Così all’improvviso, chi sono per dirlo? Sono solo un artista.
A parte la musica pop e rock, ci sono tanti nel jazz. C’è la nuova scuola di Josh Redman, Brad Mehldau, Brian Blade, Christian McBride. Quei quattro hanno fatto un album assieme ed è meraviglioso, e poi c’è gente ancora più nuova che mette assieme la breakbeat e il pianoforte jazz.
Amo la musica pop e rock, ma credo che al primo posto nel mio cuore ci sia il jazz. Ho appena incontrato Mark Guiliana, ma ne sono rimasto davvero impresso. È un batterista, ha suonato nell’ultimo album di David Bowie, ma adesso suona nella band di St. Vincent, e ha appena pubblicato un album davvero bello – è jazz, ma è su un altro livello e so che ci sono ascoltatori intelligenti là fuori che capiscono cosa sto dicendo.

FonteAtwood Magazine