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Q Magazine [01-09-2011]

Gli uomini di Las Vegas canteranno delle Slot Machine…

Brandon Flowers dei Killers promette “storie grandiose” raccontate attraverso “vera musica rock” nel prossimo album della band, provvisoriamente intitolato Battle Born e atteso per il prossimo anno. I Killers stanno attualmente provando delle canzoni nel loro studio di Las Vegas. Con sei tracce finite e altre 20 da prendere in considerazione, Flowers dice che la band si sta allontanando da Day& Age, album del 2008 prosperante di dance ed elettronica. “Penso che vogliamo tornare alla musica che ci rappresenta davvero“, Flowers dice a Q. “Sto scrivendo del mondo che conosco davvero“.
A titolo di esempio Flowers cita una nuova epica canzone di sette minuti e mezzo, The Slot Tech, sugli uomini che lavorano alle migliaia di slot machine a Las Vegas, città natale della band. “Mia moglie ha dei familiari che sono tecnici delle slot machine. Tutti noi conosciamo persone che lavorano nei casinò e io stesso ho lavorato là. È un buon modo per raccontare storie di gente ordinaria in circostanze straordinarie“,dice.
Flowers, che di recente ha compiuto 30 anni ed è padre di 3 bambini, dice che con il nuovo album o la va o la spacca. “Ma solo nel modo in cui ogni album lo è. Non potrei scrivere Hot Fuss adesso. Deve essere qualcosa che racchiude un’esperienza più ampia. Voglio essere uno dei grandi narratori di storie. Non preoccuparti, non parlerà del cambiare pannolini“.
Con Ronnie Vannucci Jr., il cui album solista è in uscita alla fine di questo mese (l’intervista è stata fatta a fine giugno, ndt.) con il nome di Big Talk, tre membri dei Killers hanno pubblicato materiale solista negli ultimi anni. Flowers dice che i legami interni al gruppo rimangono forti.
Non parliamo degli album solisti“, ride. “Ho sentito una delle canzoni di Ronnie, ma questo è tutto. Stiamo fuori dai mondi solisti altrui. La sola cosa che importa è che portiamo materiale buono alla festa principale“.
Se non altro, tutti stanno realizzando che siamo una band di supereroi“, aggiunge Vannucci. “Stiamo imparando come attaccare la bestia un po’ meglio“. L’esperienza solista ha fatto assaporare a Vannucci il gusto della ribalta nei Killers, quindi? “Cazzo, no“, ride. “Stai scherzando? Quel ragazzo sa come fare, io sto solo cazzeggiando“.

L’incerta riunione di Flowers & co. le grandi hit salvano la giornata.

The Scala, Londra, Giovedi 23 Giugno 2011

Due giorni fa, il 21 Giugno 2011, qui a Londra alla vigilia del primo concerto della sua band in UK dopo più di due anni, Brandon Flowers, l’assurdamente bello frontman dei Killers, ha raggiunto la veneranda età di 30 anni.
Mi sento esattamente lo stesso“, dice a Q, scoppiando nella sua risatina nervosa e acuta. Quindi cosa ha fatto questo bel ragazzo indie che può vantare vendite multi platino, questo Mormone astemio felicemente sposato e padre di 3 figli, per celebrare il raggiungimento di questa pietra miliare dell’età adulta? “Ho fatto il tour di Jack lo Squartatore“.
Ehm, cosa ci faceva un bravo ragazzo come te a trascinarsi per i vecchi vicoli di Whitechapel sulle orme di uno psicopatico che mutilava le prostitute?
Heh!” Ancora quella risatina. “È stato intrigante. Ho imparato alcune cose. Era da molto tempo che desideravo fare questo tour e sembrava una buona serata per farlo. Il mio compleanno è il giorno più lungo (solstizio d’estate, ndt)”.
Dicci, cosa ti hanno preso per il compleanno gli altri membri dei Killers?
Uh, niente“.
Oddio…
Sono passati 18 mesi da quando il quartetto di Las Vegas ha annunciato che si sarebbe preso una pausa dopo 3 album dal successo fenomenale (raggiungendo tutti assieme i 5 milion di di copie vendute nel solo Regno Unito) e l’evidente pedaggio dell’essere continuamente in tour. Anche se Flowers si è tenuto impegnato con il suo album solista di debutto, Flamingo, uscito l’anno scorso, questa settimana dovrebbe essere ancora, in teoria, una sorta di celebratorio ritorno al centro del cuore del loro fanbase, stasera il secondo di due concerti “intimi” di riscaldamento al The Scala, a King’s Cross, prima di fare gli headliner all’Hard Rock Calling ad Hyde Park. L’atmosfera nel backstage, tuttavia, è piuttosto quella di quattro individui che forse non necessariamente segnano sul calendario della cucina i compleanni l’uno dell’altro. È tangibile il nervosismo di Flowers quando arriva, offre a Q un saluto quasi invisibile, da lontano nel corridoio, prima di svignarsela nel camerino (più tardi si scuserà per il suo comportamento antisociale adducendolo a una modifica dell’ultimo minuto alle parole della nuova canzone, The Rising Tide, suonata per la prima volta quella sera).
Così è compito del chitarrista Dave Keuning vuotare il sacco sul processo di riaccensione della band. È come quando le coppie decidono di prendere una pausa e tornano insieme dopo un anno e si sentono innamorate più che mai?
No, è stato in un certo modo strano all’inizio“, si lascia sfuggire Keuning. “Abbiamo scritto nuove canzoni. Alcune sono venute più naturalmente di altre. Per alcune sembrava che stessimo provandoci troppo. Non so se è perché siamo arrugginiti o perché sono strane canzoni“.
Cos’hai fatto del tuo anno libero?
Il meno possibile“, grugnisce. “Avevo proprio bisogno di staccare la spina. Mi stavano accadendo un sacco di cose personali. Quando sei in tour è difficile. Non sei mai a casa. Pensi, perché ho questa casa se non ci sto mai? Così mi andava benissimo non avere niente in programma“.
Con il senno di poi, avevi proprio bisogno di questa pausa?
Ne avevo assolutamente bisogno. O avrei ucciso qualcuno“.
Oddio…
Gironzolando fuori dal camerino, il bassista Mark Stoermer, alto quasi fino a sfiorare il soffitto, si rivela in qualche modo più cauto, non aiutato dalla sua andatura esageratamente barcollante, di un uomo appena risvegliato dall’anestesia generale dopo un importante intervento di chirurgia all’intestino. Q chiede se ascoltare il lavoro solista di Flowers gli ha fatto sentire la mancanza dello stare con i Killers. La sua faccia si blocca in una glaciale definizione di assoluta confusione. “In che modo?
Non hai pensato “Aw, avrei voluto suonare in quelle canzoni?
Ma non ci ho suonato. Era il suo lavoro solista. L’idea era che lui prendesse tutte le decisioni, che è diverso dai Killers. Siamo una band. Lui non lo è“.
Una band, si, ma chiaramente una band legata da alcune vibrazioni decisamente singolari e forse una o due asce solo parzialmente sotterrate e scintillanti sotto i piedi. Tutto questo viene miracolosamente rimosso nel momento in cui salgono sul piccolo palco dello Scala tra le urla di una stipatissima folla di 1000 persone in gran parte costituita da membri del loro fanclub ufficiale, “The Victimes”.
Nonostante l’apertura con Glamorous Indie Rock & Roll, il terrificante inno a Hot Fuss, non ci vuole molto per ricordare perché i Killers sono arrivati, hanno visto e hanno conquistato l’indie-pop mainstream degli anni 2000 con tanta facilità. L’ambiente può essere atipicamente umile in confronto ai loro standard abituali ma non abbastanza da sopprimere le estreme altezze del loro assurdamente ricco arsenale di pezzi forti. Non sorprende che Flowers – dal taglio di capelli da aviazione militare tedesca e rampante sulle più sottili gambe che potrete mai vedere a parte quelle che penzolano dalla tasca di un guardacaccia – sorrida al cielo lungo tutto il concerto. Dalla pressante Somebody Told Me al più leggero e spumeggiante tecno di Human il suo è un copione da sogno da cantare, a parte qualche scena dubbiosamente superflua. Il tempo non è servito per migliorare la loro terribilmente strabica pugnalata alla Shadowplay dei Joy Division sebbene un po’ di clemenza dovrebbe essere garantita alla canzone ancora in lavorazione presentata stasera, The Rising Tide: un martellante pezzo power-pop con molte grida di “Alleluia”, “crocifissione” e “luci al neon” tipiche dei Killers, anche se spesso la voce di Flowers prende una sterzata dolorosamente stonata.
Più ponderata l’aggiunta a sorpresa dopo A Dustland Fairytale, che incorpora Moon River di Henry Mancini, che come Flowers confessa più tardi, è un riarrangiamento del 1994 fatto dal suo idolo, Morrissey (“Non riesco proprio a cantare le parole ‘Huckleberry friend’. Nemmeno Morrissey ci riuscirebbe“). Gli inni Mr Brightside e All These Thing That I’ve Done, che assicurano sempre il successo, rimangono invincibili, le ultime parole “I’ve got soul but I’m not a soldier” cantate come un mantra dal pubblico a lungo dopo che la band ha lasciato il palco. Con l’encore finale di When You Were Young, anche Keuning e Stoermer sembrano in serio pericolo di divertirsi. Per cercare la risposta al perché i Killers restano insieme non serve guardare oltre l’amore che provano per questi brani.
Siamo felici“, assicura Flowers a Q più tardi, “ma non siamo mai davvero troppo contenti. Potrebbe essere una cosa positiva, ma è snervante. Sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto ma continuo a sperare in qualcosa di meglio“.
Che cosa succede ora?
Ho finito con Flamingo questa estate. È fatto. Il 2012 sarà l’anno dei Killers. Heh!” Quella risatina eloquente. “Spero“.
Oddio…
No, suonare quella nuova canzone stasera mi ha fatto tornare in mente i primi tempi. È stato un battesimo di fuoco. Davvero, mi sento affamato com’ero quando facevamo le prove nel garage del nostro batterista, Ronnie, tutti quegli anni fa. Non mi sentivo così da allora“. Il modo in cui Flowers va in estasi, potresti giurare che è la “Victim” più infatuata di tutti. “Sono pronto“, sorride con aria sognante. “Lo siamo tutti. Questa volta i Killers sono qui solo per questo“.