National Post [25-09-2012]
Come può uno schietto Mormone – e uomo sposato e padre di tre figli – mantenere il pericoloso atteggiamento della sua giovinezza?
Questo è il dilemma che Brandon Flowers, cantante dei Killers, ha affrontato mentre lavorava a Battle Born, quarto album della band di Las Vegas. Invece di resuscitare l’energia proveniente dal nulla dell’album di debutto del 2004, Hot Fuss, il 31enne Flowers dice che ha superato la sua ossessione per Iggy Pop e che ha accettato che la sua vita ormai non è più all’ultima moda.
“Ho dovuto crescere e rendermi conto che ascoltare musica glam e cercare di farla passare attraverso Las Vegas – non potrò più farlo di nuovo”, dice Flowers, che è minuto, ha un viso da bimbo e, di persona, assomiglia a Tom Cruise in miniatura. Parlando con un accento del Sud che sembra lontano dalla strip di Las Vegas, e che tradisce il fatto che è cresciuto in una zona rurale dello Utah, Flowers dice che non voleva che la band rimanesse semplicemente sulla cresta dell’onda. “In questo momento è tutto drum-machine e battiti-al-minuto, quindi è difficile per una rock band, ma sono orgoglioso di noi, per non aver chiamato un produttore pop solo per rimanere a galla. Abbiamo tenuto duro”.
Naturalmente, i Killers hanno venduto 16 milioni di album, quindi, anche se non hanno assunto gli scrittori di Carly Rae Jepsen per Battle Born, lavorano ancora con produttori importanti come Daniel Lanois (U2), Brendan O’Brien (Pearl Jam) e Steve Lillywhite, che ha aiutato Madonna a sopravvivere al tempo che passa. Il nuovo disco dei Killers, pubblicato quattro anni dopo Day & Age e due anni dopo Flamingo, l’album solista di Flowers prodotto da Lanois, presenta le prime ballate del gruppo e lo stesso tipo di inni guidati dalle tastiere che ricordano le teatralità sentimentali dei Coldplay.
Per Flowers la luce dei riflettori è stata una lotta, una benedizione e un peso tutto insieme, e adesso, dopo la morte di sua madre nel 2010 e il suicidio lo scorso aprile di Tommy Marth, il sassofonista del gruppo, il cantante dice che la sua band è più temprata e più reale come uomini nei loro 30 anni rispetto ai sexy disadattati che erano quando la band si è formata.
“Si cerca di trovare il proprio posto nell’universo e di imparare durante il processo, la perdita, e allo stesso tempo, la bellezza di avere dei bambini. Ho tre figli adesso e sto cercando di assorbire tutta l’esperienza”, dice Flowers, che definisce la sua musica come una sintesi di Depeche Mode e Tom Petty, e dice che cerca di proposito di scrivere testi semplici, per un effetto massimo e immediato.
“All’inizio ero sensibile – ero in erba, un novellino – e non avevo idea di dove mi stavo cacciando. Ma adesso abbiamo un sacco di concerti alle nostre spalle e spero che queste esperienze mi abbiano resto uno scrittore migliore, e una persona migliore”.
I Killers non sono per nulla dispiaciuti di aver maturato il loro suono per riempire le venue più grandi dove adesso si esibiscono in tutto il mondo. Mentre è in piedi nella hall di un hotel di Toronto lo scorso weekend, Flowers viene avvisato che il gruppo rock Journey è nel bus proprio fuori dalla porta.
“Mi piacerebbe montare su quel bus”, dice Flowers. Anche se spesso New Order e Bruce Springsteen sono riconosciuti come le primarie influenze della band, il sentimentale, irresistibile rock FM degli esaltanti cori anni 80 dei Journey è una rappresentazione abbastanza buona del nuovo disco dei Killers. Dopo aver passato del tempo con Flowers, è semplice accorgersi che la sua umiltà non è una finzione.
“Potremmo vendere 100 milioni di album e proverei ancora rispetto nei confronti degli Strokes e guarderei con ammirazione quello che fanno”, dice, prima di parlare di come è rimasto “impressionato” dagli Arcade Fire.
“Gli Strokes sono entrati in scena qualche anno prima di noi e ovviamente hanno avuto influenze simili a quelle che ho avuto io, ma erano così fighi. Dobbiamo aver avuto qualche fortuna particolare o saremmo potuto non essere qui”.
Sabato i Killers hanno fatto un raro concerto intimo per 3000 fortunati abitanti di Toronto e hanno cantato mettendoci il cuore le nuove canzoni e i successi come se stessero suonando di fronte a una platea gremita a Madison Square Garden. Il gruppo tornerà in città a dicembre per suonare all’Air Canada Centre, dopo essersi esibiti al Vancouver Pacific Coliseum, e Flowers dice che è contento di quanto bene le nuove canzoni si sono mescolate con il catalogo ricco di successi della sua band. Se le canzoni tratte da Battle Born non sono ancora dei classici, assicura, dategli solo del tempo.
“Le canzoni sono ancora nuove, ma sabato sera si poteva capire che manca poco perché diventino grandi”, dice Flowers. “È stato difficile adattarsi, ma ci vuole un certo temperamento, immagino. Alcune persone sono più determinate di altre”.
Fonte—National Post