NME [21-08-2020]
I ragazzi sono tornati con un album da apice di carriera che abbraccia la loro devota fede nella verità, nell’onestà e nella sempre accogliente emozione.
“Ho appena visto un’intervista con qualcuno che diceva che non vuole far parte di una band famosa perché non può fingere,” dice Brandon Flowers, il frontman dei Killers, via Facetime nei primi giorni di quarantena a Marzo. “Mi ha fatto pensare a me stesso, perché faccio parte di una band famosa e non mi sento di fingere. Forse è questo che ci rende diversi.”
I Killers hanno sempre camminato sul filo tra giudiziosa onestà e appariscente artisticità. Con Hot Fuss, energico debutto del 2003, si sono cimentati con il glamorous indie rock’n’roll, ma l’hanno affrontato con un certo senso di innocenza. Questa è rimasta anche quando hanno acceso la loro spavalderia in Sam’s Town, il grandissimo successore. Il loro sesto album Imploding The Mirage, è un album da apice di carriera che si innalza verso il cielo con il suo iconico sfarzo e ambizione, ma ha le sue radici in un tipo di amore molto semplice.
La band si è sempre presentata come indifferente ai vizi associati alla loro città natale di Las Vegas, eppure il loro immacolato marchio è stato spuntato qualche settimana prima della pubblicazione di Imploding The Mirage, quando la nostra intervista era stata originariamente programmata.
Alla fine di Luglio sono emerse accuse contro la crew in tour della band. Un’ingegnere del suono ha scritto in un blog che, mentre stava lavorando come membro temporaneo della crew ad un concerto a Milwaukee, Wisconsin, durante il tour americano del 2009 in supporto del terzo album Day & Age, pensava che un’altra donna fosse stata violentata.
Le accuse si incentravano su una ragazza che sarebbe stata “svenuta e ubriaca” in un camerino, e un ingegnere del suono che è stato sentito comunicare via radio con gli altri membri della crew per dire loro di “segnare il loro nome sulla lista” per poter essere avvisati quando sarebbe stato “il loro turno” con lei. Quando la storia è stata resa pubblica, la band ha pubblicato un comunicato che dettagliava il loro “shock e orrore”, prima di promettere una approfondita indagine interna.
La settimana successiva, il team legale della band ha detto che l’indagine non aveva trovato “conferma” della violenza, dopo aver parlato con l’accusatrice, la presunta vittima, la band, lo staff del luogo e altre persone coinvolte. Si è scoperto che la presunta vittima “non ha subito, visto o sentito di una violenza sessuale” e che l’ingegnere del suono “problematico” che aveva fatto “una serie di commenti sessisti e volgari”, che “avevano causato grande sofferenza al membro femmina del team audio della crew”, era stato licenziato nel 2013.
Alcuni giorni dopo il comunicato dei loro legali, Flowers è d’accordo per una intervista separata con NME per discutere le accuse e le loro implicazioni.
“Mi sento sollevato che siamo riusciti ad andare fino in fondo alla vicenda, trovare questa donna e assicuraci che stava bene,” Flowers dice a NME. “La cosa più importante è che non c’è stata violenza. È un gran sospiro di sollievo. Da quello che vediamo dietro le quinte, le persone che assumiamo e chi fa parte della band, non abbiamo mai assistito a niente di simile. Se qualcosa di simile succedesse, vorremmo saperlo.”
Anche se nessuno della band è stato implicato nella presunta violenza, il blog ha cercato di far rientrare i Killers nella cultura misogina presente all’interno dei grandi nomi del rock da stadio – il tutto amplificato da coloro che volevano ‘cancellarli’ su Twitter.
“Non è una bella cosa, perché appena vieni coinvolto in questo tipo di conversazione, alcune persone crederanno che tu sia veramente così e non cambieranno idea,” dice Flowers. “Se potessi mettermi seduto con ognuna di queste persone o potessi lasciarle spiarmi – lasciarle vedere com’è la mia vita e come mi comporto e mostrare loro che non sono così… Non c’è molto che possiamo fare. Forse potrei fare proprio così – cercare di scovare tutti i bastian contrari e lasciare che mi seguano in giro? Non so tu cosa faresti.”
Sui membri principali della crew, Flowers dice che “molti di loro sono ancora con noi, alcuni sono come una famiglia” e che “assolutamente non riconosce questa cultura misogina o altri atteggiamenti pericolosi in loro”. Tuttavia la band ha annunciato che “il piano è quello di agire immediatamente per i concerti futuri”, incluso stabilire “un modo facile per segnalare una situazione preoccupante per chiunque mentre si è in tour”. Flowers dice che spera che altre band possano seguire il loro esempio.
“Questo potrebbe essere il risultato più positivo di questa faccenda – metterci veramente tutti assieme e trovare una soluzione in modo che se qualcuno si sente a disagio, sia esso donna o uomo, ci sia un numero che può chiamare così da non lasciare che il problema peggiori e si trascini nel tempo, come è successo a questa ragazza della crew,” dice Flowers. “Che fosse vero o meno, l’ha portato con sé. Ed è una cosa altrettanto brutta da portare come peso.”
“I tempi stanno cambiando molto. Se vedi qualcosa che sia anche solo uno scherzo, si deve poterlo segnalare. Non si deve lasciare che succeda niente di inappropriato. Vogliamo che le nostre fan, i nostri membri femmine della crew sappiano che non tollereremo niente di simile. Abbiamo tantissime fan e siamo in debito con loro. Non vogliamo che nessuna si senta in pericolo.”
Durante il periodo di uscita dell’album precedente, Wonderful Wonderful del 2017, Flowers è stato molto vocale nel sostenere sua moglie Tana nelle sue battaglie contro la depressione. L’idea che potrebbe lasciare accadere cose simili in tour non gli sta bene.
“Ho quattro sorelle, ho nipoti, ho cugine, ho una mamma, ho una moglie. So le cose brutte che gli uomini possono fare contro le donne,” dice. “Non girerei mai le spalle a una cosa simile. Sono vicino a chiunque sia una vittima di queste situazioni.”
È proprio a causa della depressione di Tana che la famiglia Flowers si è allontanata da Las Vegas dopo Wonderful Wonderful, e si è trasferita in un angolo tranquillo dello Utah. È qui che è nato Imploding The Mirage. A Marzo, quando Flowers ha chiamato NME via Facetime dalla sua nuova casa, ha spiegato che l’impatto emotivo del trasferimento ha dato fuoco ad una miccia per il loro sesto album.
“Ne siamo usciti. Las Vegas è spettrale per mia moglie,” ammette Flowers. “Alcuni posti sono così per le persone. L’abbiamo messa su una montagna che non è sporcata e collegata alle persone del suo passato. Per noi è carta bianca e stiamo raccogliendo i frutti.”
In poco tempo Flowers ha iniziato a vedere un filo conduttore nei testi, che parlano di “due persone che si uniscono, si prendono un impegno, e superano i problemi”. Come dice il batterista Ronnie Vannucci Jr a NME: “L’album è diventato concettuale, parla di una coppia che cerca di raggiungere un posto migliore”.
Lontano dalle sdolcinate ballad degli ultimi due album, questo viene innalzato da una luminosità che dona nuova importanza alla vita e da un senso di liberazione derivante dal “re-innamoramento con la musica” di Flowers.
Nati in Nevada, i Flowers e la loro famiglia mormone si sono trasferiti in Utah quando aveva 8 anni, prima di giungere alle luci splendenti di Las Vegas quando ne aveva 18. Ha formato i Killers con il chitarrista Dave Keuning solo due anni dopo. Tornare a casa gli ha ricordato perché lo aveva fatto in primo luogo.
“Non stavo diventando disilluso della musica, ma stava diventando il mio lavoro e qualcosa che facevo in automatico,” ammette Flowers. “Non mi ero dimenticato, ma avevo bisogno di ricordarmi del potere che esercitava su di me. Era una cosa magica, capisci? Quando mi sono innamorato della musica vivevo in un posto chiamato Nephi, che era molto simile a vivere in quarantena. Popolazione di 2,000 persone, niente semafori – un paese rurale di campagna. C’è stata musica che mi ha quasi permesso di sognare. Ha trasformato questo paese da bianco e nero a colorato.”
“Stare qui, con le montagne tutto attorno, i colori delle stagioni, ascoltare ancora un sacco di musica, assieme agli odori e i paesaggi dello Utah, è stato come un risveglio. Mi ha ricordato quando avevo 13 o 14 anni e che aiuto mi ha dato.”
Mentre quel ragazzino si abbuffava della musica di Cure, Smiths, New Order, Pet Shop Boys, è stato l’ultimo album dei Vampire Weekend, Father Of The Bride dell’anno scorso, che ha ispirato il 39enne. “Ci ha davvero aiutato a spingerci verso la giusta direzione e a capire che non potevamo fare il nostro album con il freno a mano tirato,” ammette Flowers. “Dovevamo fare di meglio. L’ho fatto sapere a Ezra [Koenig, il frontman della band]. Sono grato che ci siano persone come lui.”
Ha dato vita ad una sana competizione?
“Sì! Mi ha ricordato di come mi sono sentito quando è uscito ‘Is This It’ degli Strokes.”
Il modus operandi è stato ricominciare e tornare più forti, non solo a causa dei cambiamenti nel numero dei membri e il fatto che la band fosse, come la descrive Flowers, “un po’ fratturata in questo momento”. Il bassista Mark Stoermer ha smesso di suonare dal vivo prima della pubblicazione dell’ultimo album, prima che lo sfinimento spingesse anche il chitarrista Dave Keuning a prendersi una pausa dal tour dal 2017. Stoermer ha contribuito in parte a Imploding The Mirage; Keuning no.
“Mark è fantastico sotto molti punti di vista,” dice Ronnie Vannucci Jr. “A loro due abbiamo detto, ‘Questo è il programma, abbiamo una casa in affitto per sei mesi, venite, quando volete, noi saremo lì ogni giorno’. Mark è venuto una volta lì e poi a Los Angeles ed è stato bellissimo. È venuto secondo le sue possibilità ed è stato molto produttivo. Ha suonato il basso in alcune canzoni, la chitarra in altre, e anche quando non c’era gli mandavamo i mix ed è rimasto coinvolto.”
E perché Dave non c’è stato?
“Ad essere sincero, non lo so,” risponde Vannucci. “Le cose erano decise. Quando abbiamo iniziato a discutere del programma di lavoro gli abbiamo chiesto se andava bene anche lui e ha risposto, ‘Forse, non lo so’. Beh, noi andremo avanti con il programma perché ci sentiamo bene e creativi. Battiamo il ferro mentre è caldo. Non abbiamo più avuto sue notizie finché non è arrivato il momento di girare il video… Beh, non sono sicuro che avesse molto senso! Un video? Che ne dici di suonare la chitarra?”
Flowers è, come sempre, un po’ più diplomatico. “È contento di stare a San Diego e non ha voglia di allontanarsi,” spiega. “Se viene per una settimana e non riusciamo a cavare un ragno dal buco, la cosa lo frustra molto. Sta passando il tempo con la sua famiglia e credo gli vada bene questo per il momento.”
Ma sia Flowers sia Vannucci dicono che capiscono la situazione di Keuning, non c’è sangue amaro e “la porta è sempre aperta” ad entrambi per lavorare con loro quando possono. All’inizio del processo di scrittura, i due rimanenti membri a tempo pieno hanno dato ossigeno al fuoco e cercato di trovare un tipo completamente diverso di alchimia – nonostante un inizio lento, che ripercorreva un sentiero già calpestato.
“Abbiamo passato un po’ di tempo cercando creare il sound che pensavamo di dover avere,” ammette Flowers. “È stato inutile. Sono contento del risveglio che abbiamo avuto.”
Shawn Everett e Jonathan Rado, il super duo di produttori indie, si sono ritrovati alla guida di Imploding The Mirage, e il loro primo compito è stato convincere i Killers a dimenticare quello che la gente si aspetterebbe da loro. “È stato spiacevole ma in un modo strano,” ammette Vannucci. “Mi ricordo di aver pensato, ‘Non so cosa succederà ma mi piace’.”
Con una dinamica che rifletteva la loro (“Rado è un purista e Shawn è un pazzo,” dice Brandon ridendo), la band ha trovato un senso di gioia sfrenata nel rendersi disponibili a collaborazioni come mai prima. Durante un incontro a cena una sera, Vannucci ha scherzato sul coinvolgimento di Lindsey Buckingham, ex chitarrista dei Fleetwood Mac, per un assolo nell’euforico e panoramico glam-country di Caution, il singolo di lancio. Ha accettato, e il risultato è a dir poco meraviglioso. C’è anche l’ospitata di Adam Granduciel dei War On Drugs, e ai testi hanno contribuito la indie star australiana Alex Cameron e la macchina da successi che è Stuart Price, un collaboratore regolare.
Tuttavia, la loro realizzazione più profonda è stata che, dato il tema delle relazioni presente nell’album, esso avesse bisogno di una “componente femminile” che doveva essere soddisfatta.
“Parla di due persone che perseverano cercando di diventare eterne,” dice Flowers. “Non potevo parlare per mia moglie o per la componente femminile senza avere voci femminili che le rappresentassero. Sentivamo che era davvero importante che fosse evidente nell’album.” Un altro sogno nel cassetto si è avverato quando l’icona pop-folk k.d. lang ha accettato di cantare nella celestiale power-ballad Lightning Fields, con la sua voce romantica che grazia il verso “there’s no end to love, there’s end to truth / There’s no end to me, there’s no end to you” (“non c’è fine all’amore, non c”è fine alla verità / Non c’è fine a me, non c’è fine a te”, ndt.).
Jess Wolfe e Holly Laessig, del gruppo indie-pop di Brooklyn Lucius, prestano le loro voci in varie tracce, mentre Natalie Merring (conosciuta come l’eroina alt-pop Weyes Blood) canta in My God, canzone galoppante alla Kate Bush-incontra-la-disco, che ha co-scritto. È un’ode a quelle grandi coppie che valgono di più della somma delle loro parti: “A weight has been lifted, we finally let go” (“È stato tolto un peso, possiamo finalmente lasciarci andare”, ndt.).
My God è forse la traccia che meglio collega l’album all’intensa copertina, un dipinto di Thomas Blackshear di due nuvole che prendono la forma di un uomo e una donna, assieme alla deriva in un’orizzonte polveroso.
“Sembrano degli dei,” dice Flowers. “Ho iniziato a vedere un percorso aprirsi davanti a me grazie a ciò che queste due persone rappresentavano. Abbiamo ingrandito delle versioni a bassissima risoluzione e le abbiamo appese ovunque nello studio. È stato un punto di riferimento quando avevo bisogno di aiuto con i testi e quando avevamo bisogno di aiuto con le note, o per decidere che canzone avrebbe fatto parte dell’album. È diventato un membro della band. Ci sono dei versi che ti ricorderanno subito del dipinto.”
Si sente in My Own Soul’s Warning, l’apertura dell’album alla Springsteen-nello-spazio, e in Running Towards A Place, un aggiornamento da 21esimo secolo di Dreams dei Fleetwood Mac, che parla di due amanti “walking as one” (“camminando come una sola persona”, ndt.) nonostante “the hardness of this life” (“le difficoltà di questa vita”, ndt.). Quella stessa unione di cuori è il soggetto di Dying Breed, che Flowers dice contenere “il verso più bello e più romantico” che abbia mai scritto.
“So che è all’antica,” dice, “ma è la mia vita,” aggiungendo: “La mia frase preferita dell’album è ‘I’ll be there when water’s rising / I’ll be your lifeguard’. È una cosa di cui sono grato. Voglio che Tana sappia che voglio stare al suo fianco e mantenere la promessa qualsiasi cosa accada.”
Il futuro singolo Blowback, non parla tanto di una collaborazione, quanto dell’ammirazione di Flowers nei confronti della forza di volontà di Tana di affrontare e sconfiggere le forze negative. “Più scrivo delle esperienze di mia moglie, più sono in grado di avvicinarmi a lei e provare empatia,” dice. “Pensavo di aver raggiunto questo scopo con ‘Wonderful Wonderful’, ma c’era ancora spazio per il miglioramento.”
I fan stavano cercando indizi in Blowback quando la band l’ha suonata dal loro studio casalingo durante la quarantena, assieme a Land Of The Free, singolo solitario del 2019, un’ode anti Trump all’immigrazione, uguaglianza ed empatia. Stavolta però hanno aggiornato il testo per omaggiare il defunto George Floyd, la cui morte ha ispirato e rinnovato l’attenzione verso il movimento Black Lives Matter: “How many killings must one man watch in his home? Eight measured minutes and 46 seconds, another boy in the bag / Another stain on the flag”.
Flowers dice che l’aggiornamento del testo “è sembrato la cosa giusta da fare”, incapace di descrivere il filmato della morte di Floyd sotto il ginocchio del poliziotto se non come “malvagio”.
“Questo fatto deve cambiare il comportamento di una persona, se ha un cuore,” dice Flowers. “Deve rendere le persone più empatiche. Dobbiamo capire quello che sta ancora succedendo in America. Sì, la schiavitù è finita da molto tempo, ma è stata sostituita dal razzismo sistemico. Dobbiamo fare dei cambiamenti.”
Descrive l’America moderna come “brutta e polarizzante”, e dice che ha “le dita incrociate per Joe Biden” nelle elezioni di Novembre. Ma il suo ottimismo è minato dal fatto che Donald Trump rimane “incomprensibilmente popolare”. Ammette che ha esorcizzato molta della sua rabbia politica in Land Of the Free prima di iniziare Imploding The Mirage, ma chi dice che la sua ira non si riversi nel prossimo album?
“Sai quando qualcuno fa un album e dice che ha 50 canzoni e ne pubblicherà un altro? Beh, noi lo faremo davvero!” dice Flowers ridendo. “Ne pubblicheremo un altro tra circa 10 mesi. Siamo già tornati in studio con Rado e Shawn. Sono entusiasta. Potrebbe essere migliore di questo.”
A parte il fatto che non c’è un “filo conduttore” tra le nuove canzoni e quelle di Imploding The Mirage, tutto ciò che Flowers può dirci è che non sarà “un album da quarantena” e si basa pesantemente sul sound associato alla sua gioventù in Utah. La band vuole conservare l’apertura emotiva, motivo principale di attrazione di Brandon verso la musica.
“Se qualcosa non è onesto, non ne voglio far parte,” dice Vannucci. “Posso sopportare le cose imbarazzanti e la loro natura ultra-personale. Mi piace. Credo che la nostra musica sia poetica, ma anche onesta e veritiera. È come paragonare la calorie buone a quelle cattive. Nel momento in cui abbiamo scritto ‘Somebody Told Me’, sapevamo che quelli eravamo noi nei nostri 20 anni.”
L’era di Hot Fuss sembra un secolo fa, ma Flowers ammette che con il passare del tempo si stanno “avvicinando sempre di più” a quelli che pensa siano i veri Killers. “Non è un segreto che io creda in me stesso e in noi, e creda che possiamo crescere ancora. Suonare dal vivo è diventato parte della mia identità. Non so se sia la componente di Las Vegas che ho in me o il bisogno di attenzione, ma qualsiasi cosa sia, voglio arrivarci.”
Fonte—NME