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Late Night with Seth Meyers [30-07-2018]

Brandon è ospite del programma serale di Seth Meyers per promuovere la pubblicazione del boxset con tutti gli album in vinile. Durante l’intervista parla degli inizi di carriera dei Killers, uno dei suoi primi lavori e la tradizione del fan che suona con loro nata nel Wonderful Wonderful tour.

Benvenuto al programma.

Grazie.

Sono molto felice che tu sia qui.

Stai rischiando ad avermi invitato.

Sto rischiando, ma credo che andrà molto bene per te.

È la prima volta che faccio un’intervista ad un talk show negli Stati Uniti.

Oh, bene, congratulazioni! 
Allora voglio iniziare dal fatto che non mi ero reso conto di quale fosse l’origine della tua band, cioè vi siete trovati grazie ad un annuncio su un giornale?

Sì, sembra una cosa all’antica, uno potrebbe chiedersi se abbiamo comprato gli strumenti al Five-and-Dime (negozi degli anni ’20 che vendevano prodotti a 5/10 centesimi di dollaro, ndt.), ma in realtà è successo in questo secolo, non tanto tempo fa. Le cose si sono evolute così rapidamente.

Sai, il pensiero di dire “Farò parte di una band rock” e poi, seduti ad un bar, sfogliare i giornali con gli annunci sembra..hai ragione, sembra una cosa che si faceva un secolo fa.

C’erano due giornali settimanali a Las Vegas e nelle ultime pagine c’era la sezione degli annunci, che io passavo al setaccio. Alla fine di ogni annuncio si mettevano le influenze, e così guardavo i nomi delle band, e ce n’erano un sacco di new metal e molti altri di generi a cui non ero interessato, e poi ho visto i Beatles, gli Smashing Pumpkins, gli Oasis e ho pensato “Sono abbastanza vicini ai miei gusti”. Ed è così che ho incontrato il nostro chitarrista, Dave Keuning.

È una cosa fantastica. Devo dire che è piuttosto coraggioso pubblicare un annuncio per una band, ed è stata una fortuna che l’abbia fatto, e dire “Ci metto anche i Beatles”.

Sì, direi che è una scelta ovvia.

Com’è stato il vostro primo concerto? Per quante persone avete suonato? Avete pensato subito che avrebbe funzionato?

No, assolutamente no. Abbiamo suonato ad una serata open mic in un locale dall’altro lato della strada rispetto alla Università di Las Vegas. Nel tempo a nostra disposizione abbiamo suonato tre canzoni e..di solito quando lo dico la gente pensa che me lo stia inventando, ma stavo cercando un posto a terra dove vomitare, non pensavo davvero che sarei arrivato alla fine. Dopo quel concerto ero totalmente disponibile ad avere un altro cantante, e invece poi lo sono diventato di default.

È molto divertente pensare ai Killers come ad una band da localini. E ti ricordi quali sono state le tre canzoni che avete suonato?

Sì, abbiamo fatto la cover di una band che ci piacevano molto , i Travis, che si chiama Side, una canzone bellissima. Poi Under the Gun e Mr Brightside.

È da pazzi pensare che avete suonato Mr Brightside al vostro primo concerto. Mi sembra una ottima canzone per il vostro primo concerto in assoluto.

Non l’avevo mai sentita con la sezione ritmica a quel punto, ed è stato..

Ma l’avevi scritta..

Non avevamo ancora un batterista.

Ah, ho capito.

E quindi mi ricordo di averla suonata a casa di un batterista, siamo andati a casa sua e aveva la batteria montata in salotto e io ero al basso e Dave alla chitarra, e mi ricordo che mi si sono rizzati i peli sulle braccia. Era la prima volta che la sentivo con la sezione ritmica, ed è stato un momento incredibile. Non sapevo che sarebbe cresciuta e diventata quello che è ora, ma sapevo che era un’ottima canzone.

Dici che non l’avevi mai sentita prima con la sezione ritmica, quindi mi chiedo se sei nervoso quando incontri un batterista che non ha ancora sentito la canzone e gli dici “Hey, ho bisogno che suoni la batteria per questa canzone”. Tra musicisti, siete nervosi?

È una cosa entusiasmante. Non sai mai quale sarà il risultato e se andrai perfettamente d’accordo con tutti, ma siamo stati fortunati e ci sono stati alcuni momenti in cui siamo stati un tutt’uno con l’universo.

Guardando la copertina del vostro boxset è ovvio che ci tenete molto alle vostre origini da Las Vegas, non ci sono dubbi che veniate da lì. Diresti che il vostro sound era un sound di Las Vegas?

Lo è. Prendiamo tutte le influenze che abbiamo avuto nelle nostre vite, non possiamo farne a meno, e poi le incanaliamo nella Strip ed il risultato è il nostro sound. Soprattutto nel primo album, abbiamo preso tutte queste influenze britanniche ma poi c’è il luccichio e lo scintillio che mancavano alle band provenienti dall’altra parte dell’oceano.

E Las Vegas vi ha subito accolti a braccia aperte?

No!

No? Quale pensi sia stata la causa di questa esitazione nel riconoscervi come band di Las Vegas?

Ci truccavamo, molto.

Okay, bene.

Mi piacevano molto i New York Dolls, una grande band di New York, e così ci ho provato. Andavamo da Walgreens a comprare eyeliner, ombretto e lucidalabbra e roba simile mentre ci dirigevamo ai locali in cui suonavamo.

Beh, voglio dire, a Walgreens si trova il meglio, no?

Non mi stavano per niente bene.

Credo che tutti quelli che vengono da Las Vegas abbiano più di..se cresci nei quartieri residenziali ci sono molti lavori interessanti per i giovani. Tu pulivi le mazze da golf?

Pulivo le mazze.

Eri un pulitore di mazze. Non mi sembra uno dei lavori migliori che ci siano nei campi da golf.

No. C’erano i portamazze e poi c’erano i professionisti nel negozio per i professionisti che vendevano pantaloncini e roba simile. Io aspettavo che finissero e poi pulivamo le mazze e la macchina. Alla fine mi piaceva come lavoro, si lavorava molto e i soldi arrivavano in tasca e ne ho fatti su un bel po’ così.

E c’è stato un momento in cui hai pensato “Okay, sapete cosa? Lascio tutto questo e provo con la musica”?

Ho incontrato un tipo al primo campo da golf in cui ho lavorato. Si chiamava Trevor, un personaggio eccentrico da Olympia, nello stato di Washington. Aveva la sfacciataggine di pensare di poter realizzare dei corti, mettere su una band, cose a cui io non avevo mai pensato prima, e quindi mi ha aperto un mondo. Gli devo molto, ma non riesco a trovarlo.

Non riesci a trovarlo?

L’ultima volta che ho avuto sue notizie era in Cina, ma non riesco..Trevor, se ci sei fatti sentire. Gli voglio molto bene e gli devo tantissimo.

È una cosa fantastica, spero che il programma si veda anche in Cina.

Hai tre figli, dietro le quinte dicevi che hanno 11, 9 e 7 anni, Giusto?

Sì.

Sono contenti che loro padre sia in una band rock? Vengono ai concerti?

Sì, gli piace, ormai sono abituati, lo faccio da quando sono nati. Piace loro la musica e sono stati a qualche concerto, ma nessuno di loro è riuscito ad arrivare sveglio alla fine.

Davvero?

Perché iniziamo alle 9 di sera e quindi per loro è già l’ora di andare a dormire. Mia moglie ha documentato un paio di questi episodi su instagram, si vedono loro mezzi addormentati mentre io sto dando tutto sul palco, sono molto divertenti.

Avete suonato al Panorama Festival qui a New York e avete fatto salire qualcuno dal pubblico per suonare la batteria.

Sì.

Come succede? Cosa succede?

Portano dei cartelli.

Okay, quindi qualcuno stava tenendo un cartello che diceva..

Sì, non l’avevamo mai fatto prima, fino a Novembre dell’anno scorso. Un ragazzo a Dublino ha portato un cartello in cui diceva che voleva suonare la tastiera su una nostra canzone intitolata A Dustland Fairytale, così lo abbiamo fatto salire ed è stato fantastico. Le persone sono già riunite in quel posto per un concerto ed è bello avere questo insieme di persone che ti acclama. Ma quando il ragazzo è salito sul palco, tutti tifavano per lui, e così anche noi, ed è stato bellissimo. E da lì in poi ha preso vita questa tradizione e adesso ad ogni concerto ci sono persone con cartelli.

Sii onesto, quanto spesso vanno bene?

Credo..il 60..il 63% delle volte.

È una buona media..guardando il pubblico che c’è, è incredibile quello che fate. Volevo dirti, anche se so di avertelo già detto, quando ci siamo incontrati nel 2008 al Saturday Night Live mia mamma era lì, ve l’ho presentata e siete stati molto educati con lei. Adesso è una storia risaputa perché molte persone l’hanno sentita quando l’ha detto ma, quando siete rientrati in camerino e noi stavamo camminando lungo il corridoio, mia mamma mi ha detto “Non so perché li chiamino The Killers, sono stati gentilissimi”. Ed è vero oggi come allora.
Grazie mille per essere stato qui, lo apprezzo molto.