Der Tagesspiegel [02-07-2020]
Un album registrato, un tour mondiale programmato, e poi è arrivato il Coronavirus. Il cantante dei Killers parla di concerti in bagno, linee critiche della polizia e i comportamenti sbagliati di Morrissey.
La band dei Killers è nata nel 2001 a Las Vegas. Con quasi 30 milioni di dischi venduti, sono uno dei gruppi rock di maggior successo del 21° secolo. Imploding The Mirage è il loro sesto album e il primo da quando hanno lasciato la loro città natale.
Mr Flowers, la pubblicazione di Imploding the Mirage è stata posticipata a causa della crisi dovuta al Coronavirus. Il tour con oltre 60 concerti è stato cancellato. Come ci si sente?
È uno strano periodo di attesa. Eravamo abituati a pubblicare un album e poi andare in tour, non solo per promuoverlo ma anche per celebrarlo, e invece abbiamo dovuto cancellarlo. Mi rende triste, ma non posso lamentarmi più di tanto. Penso a tutte le band emergenti che stavano per entrare sulla scena o il cui sostentamento deriva dai concerti.
Ti ricordi il momento in cui hai capito che probabilmente niente sarebbe più funzionato normalmente nel 2020?
Non c’è stato un momento di realizzazione preciso. C’è stata una settimana in cui, guardando i notiziari, abbiamo realizzato: “La situazione è davvero grave.” È stato strano perché era anche la settimana in cui volevamo finire di lavorare all’album. Di solito si celebra il raggiungimento dell’obiettivo, ma non è avvenuto.
Per anni la tua band ha supportato gli sforzi contro l’AIDS e la tubercolosi nei Paesi Africani. Adesso portate avanti la lotta in casa.
Il nostro Paese è molto diviso. Speravo che la pandemia potesse unirci, invece ha rivelato e incrementato la polarizzazione della nostra società. Adesso la gente litiga per indossare o meno una mascherina, c’è chi dice, “Con la mascherina ci portano via la nostra libertà.” È piuttosto frustrante assistere a tutto ciò, ma continuo a sperare che riusciremo a contenere il virus.
Poco prima di questa intervista è stato annunciato il numero più alto di nuove infezioni da Coronavirus negli Stati Uniti. Sei preoccupato?
Fortunatamente nessuno nella mia famiglia è stato contagiato per ora. Ma mio padre ha 75 anni e ha il diabete e stiamo cercando di proteggere soprattutto lui.
Come cambia il vostro lavoro come band a causa della pandemia?
Stiamo iniziando in questi giorni a scrivere e registrare un nuovo album. Ne abbiamo il tempo. Nonostante le limitazioni, due di noi riusciamo ad incontrarci in studio. Ma è una separazione strana.
In circostanze normali il vostro nuovo album sarebbe già stato pubblicato alla fine di Maggio. Adesso invece ci state ancora lavorando.
Normalmente ci troviamo tutti assieme a finire un album, mentre adesso abbiamo dovuto farlo a distanza, ascoltando le canzoni al telefono. Ne siamo orgogliosi, suona fantastico, ma non è la stessa cosa che farlo tutti assieme.
Ascoltare l’amore per una canzone attraverso i cuori del pubblico è una cosa magica. Ci mancano i concerti, il sudore, i canti, i balli. Ma questa è la prospettiva del pubblico, a te cosa manca?
Per me i concerti sono come un rituale. Sono parte della mia identità, di essere un artista. Ho grande rispetto per il palco, e per l’esperienza che si condivide con il pubblico. È difficile non considerarla come una droga. Non ho ancora sintomi da astinenza, ma mi manca terribilmente, e mi fa rendere conto di quanto abbia sempre dato per scontato la naturalezza di poter fare il mio lavoro. Spero ogni giorno che venga trovato un vaccino.
Qual è l’aspetto magico di un concerto per te?
Quando le persone si raccolgono di fronte al palco, credono tutte in una cosa, hanno tutte un biglietto, conoscono tutte le stesse canzoni. Portano con loro le loro esperienze, collegano la canzoni alla loro vita giornaliera, con momenti belli, ma anche con ricordi pieni di nostalgia. Avere la possibilità di vivere tutto ciò con loro, di sentirlo attraverso i loro cuori – questa è magia. Mi sento viziato da questo punto di vista, perché lo potevo sperimentare ogni sera. Ecco perché il vuoto che ha lasciato fa così male.
Hai qualcosa che possa rimpiazzare questa sensazione?
Vado in chiesa, e la mia esperienza lì è paragonabile a quella dei concerti. Tutti si ritrovano in questo luogo sacro per un motivo. Una fede comune. Ma anche questo non è possibile adesso negli Stati Uniti.
Pensi mai al momento in cui potrai di nuovo salire sul palco?
Certo che ci penso. Sono una persona piuttosto sentimentale, e mi emoziono facilmente. Quel momento, sentire il boato del pubblico di nuovo per la prima volta. Sarà bellissimo.
Di recente avente pubblicato un video di una performance nel tuo bagno.
Spero che non sarà il mio palco ancora per molto. Non abbiamo mai suonato un singolo di fronte allo specchio del bagno prima d’ora, e spero di non doverlo fare mai più.
Il vostro album è intitolato Imploding the Mirage. Qual è il miraggio che sta per essere distrutto?
È un concetto della vita, un modo di vedere le cose che non è veritiero, che non è compatibile con ciò che ti rende felice. Per me questo è collegato al deserto. Siamo nati a Las Vegas, nel deserto del Mojave, e c’è questo casinò chiamato The Mirage. È un simbolo per me, rappresenta tutti questi magnifici edifici in città. Mi sono trasferito in Utah per rimpiazzare il miraggio con qualcosa di vero, qualcosa per l’eternità. Adesso vivo su una montagna con veri pini…e veri ruscelli. Non c’è niente costruito dall’uomo quassù.
Nel singolo Caution, canti: “If I don’t get out. Out of this town. I just might be the one who finally burns it down.” Hai bisogno di questo strappo radicale?
Il deserto è bellissimo e avrà sempre un posto nel mio cuore. Ma alla sera si doveva far ritorno nella città del peccato. Adoro l’ovest selvaggio, e la storia della città, e Frank Sinatra e Elvis Presley, e i cowboys. Ma è una relazione amore-odio con Las Vegas. Può essere stravagante e magica, ma tolti gli occhiali da romantico, è anche brutta e pericolosa.
Negli anni 2000 i Killers erano suonati in tutte le discoteche indie, avevate un successo dopo l’altro. Con Land Of The Free avete pubblicato la prima canzone di accusa decisamente politica nel 2019. Diventerete una band politica?
Credo che dipenda dall’età. Ho sempre ascoltato Neil Young, gli U2, Bob Marley, Bob Dylan, Bruce Springsteen e i Clash. Sapevo che le loro canzoni avevano un connotato politico. Se lo volevi trovare, lo trovavi. Ma se volevi semplicemente cantare quelle canzoni potevi farlo. Invecchiando sento di avere la responsabilità di usare la mia voce per dire la verità. Probabilmente non diventeremo mai una band politica, ma si arriva ad un punto in cui si deve essere onesti, e condividerlo con le persone.
Quando è arrivato quel momento per te?
Quando ho scritto Land Of The Free, erano successe tante ingiustizie negli Stati Uniti. Ho sempre pensato: qualcuno deve scriverci una canzone, ma nessuno l’ha fatto. Poi Trump è stato eletto e le persone hanno pensato: ci saranno grandi opere d’arte che riflettono quello che stiamo passando in politica. Ma non le ho viste. E poi ci sono state altre sparatorie, e un altro nero è stato ucciso da poliziotti. È stato così frustrante che ad un certo punto ho pensato, “Ok, la farò io.” Ma non è un atto di accusa, è una canzone piena di speranza.
Diresti che, nonostante le esperienze nel tuo Paese, tu sei un patriota?
Siamo ancora una Nazione giovane. Ho grandi speranze. Amo il mio Paese, e un lato positivo è la libertà di scrivere una canzone come Land Of The Free. Molti considerano un patriota come uno stupido. Ma amare il proprio Paese e volere il meglio perché superi le difficoltà è bellissimo. Dovremmo tutti sostenerci l’un l’altro.
Esattamente dieci anni fa, il 4 Luglio 2010, i Killers hanno suonato di fronte alla Casa Bianca. Siete stati invitati dal presidente Barack Obama come parte delle celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza. Suonereste su invito di Donald Trump?
No. Sarebbe molto difficile. Sfrutta la polarizzazione del nostro Paese, la usa a suo vantaggio. È così ovvio e così frustrante da vedere. Possiamo solo sperare che non venga rieletto.
Cosa deve succedere per guarire la terra della libertà?
L’idea degli Stati Uniti è meravigliosa, ma non l’abbiamo ancora realizzata. Non è lo stesso per me rispetto ad una persona di colore. Solo quando ci sarà una vera uguaglianza per loro, per le donne e gli omosessuali le cose saranno davvero giuste. La luce guida sulla montagna. Il luogo della libertà. Tutte quelle belle parole associate agli Stati Uniti, non sono ancora state implementate, ma possiamo farcela.
Siete responsabili anche nel piccolo. Di recente hai dimostrato come lavarsi le mani cantando il ritornello di Mr Brightside.
È così lungo che ci si può lavare le mani alla perfezione. La stessa canzone adesso è celebrata anche come inno anti polizia. Questo non mi piace. Si riferisce al verso “And she’s calling a cab” – che è interpretato come ACAB, cioè “All cops are bastards”. Non sono d’accordo. Sono grato quando la polizia svolge un buon lavoro. Sicuramente ci sono dei cattivi poliziotti. Ma c’è bisogno di un miglior addestramento e sanzioni più veloci se le cose vanno fuori controllo.
Parlando di questo spostamento a destra – il cantante britannico Morrissey è uno dei tuoi idoli. Adesso porta avanti cause populiste di estrema destra.
È una cosa strana, ma forse ha sempre fatto parte della sua personalità, solo che l’ha sempre tenuta nascosta. È frustrante vederlo scegliere quella strada. È triste, e ho paura che non cambierà direzione tanto presto.
Nel 2021 volete riprendete il vostro tour mondiale, in quale mondo volete che ciò avvenga?
Voglio solo poter svolgere il mio lavoro e spero che la paura sociale del virus possa fermarsi. E la paura che i neri e gli ispanici hanno possa fermarsi, quella di poter essere fermato e ucciso da un poliziotto.
Fonte—Der Tagesspiegel via r/TheKillers