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Rolling Stone Spagna [11-2008]

La band di Brandon Flowers vuole mangiarsi il mondo, però il suo paese, gli Stati Uniti, le fa resistenza. Ci hanno provato travestendosi da cowboy nel loro secondo disco. E non ha funzionato. Ci riusciranno con Day & Age, e senza bisogno di travestimenti?

Una stanza d’hotel disordinata, che per di più sa odore di tigre. Una chitarra fuori dalla sua custodia. Il suo proprietario, con una camicia sistemata e la chioma riccia alla Morrison, sta sdraiato, del tutto assente e scalzo. Si tratta di Dave Keuning (Iowa, 1976), chitarrista del gruppo statunitense The Killers. Si comporta come una rockstar da manuale, finchè chiama il servizio in camera e chiede una Sprite Light. Niente alcol o bibite zuccherate, sempre più sovversive in questa società ossessionata dal peso. Sprite. Light. È permesso alle star del rock di bere bevande con poche calorie? Questo dettaglio riassume alla perfezione i ragazzi dei Killers. La vogliono tutti. Una vita rock and roll che non pregiudichi la salute. Vestirsi di lustrini e toccare il cuore del nordamericano medio. La sbronza senza gli effetti dell’alcol. Alla fine, anche loro vogliono il sogno americano promesso.
Il loro prossimo intento di conquista mondiale si materializza nella forma del terzo album, intitolato Day & Age. Dopo un periodo nel loro studio di Las Vegas, hanno completato l’album a Londra con il produttore Stuart Price (Les Rythmes Digitales), responsabile della trasformazione di Madonna in imperatrice della disco con Confessions on a Dance Floor. La relazione di Price con i Killers è inziata con il suo remix di Mr Brightside e con la produzione di un paio di B-side per l’album Sawdust. E loro hanno capito che avevano trovato quello che stavano cercando quando hanno visto i poster di Brian Eno e Davd Bowie nello studio del produttore.
Quando si chiede a Keuning com’è stato lavorare con Price, la risposta, come il resto della sua conversazione, è laconica: “Geniale. Ci fidiamo delle sue opinioni. È intelligente e veloce in quello che fa“. Qualcosa che, apparentemente, non ha prezzo quando si incide con Brandon Flowers, cantante dei Killers, che secondo quanto dice Keuning non è molto decisivo: “Brandon rimanda tutto all’ultimo momento. Non è che sia vago, è indeciso. Improvvisa le parole mentre suoniamo. Pensiamo che siano quelle definitive, perché suonano bene, però lui insiste nel dire che non vanno bene. Si distrae con facilità, così che ha bisogno di chiudersi in una stanza con carta e penna per finirle“.
Il fatto che siano stati a Londra per registrare con il britannico Price può essere considerato come un indizio per pensare che, con Day & Age, i Killers abbiano abbandonato l’ode al Nord-America del loro secondo album, Sam’s Town, per tornare all’originaria anglofilia di Hot Fuss. Alcuni hanno segnalato l’influenza in questo album di Bowie, che si sostituirebbe alla presenza di Bruce Springsteen nel precedente.
Keuning non è del tutto d’accordo: “Io non la vedo così, non ha influito su di noi in misura maggiore che durante il resto della nostra carriera. Tutti i nostri album hanno qualcosa di Bowie. Credo che la gente lo dica perché abbiamo intitolato una delle canzoni ‘Spaceman’, che suona simile a ‘Starman’. Però l’album è una celebrazione di cose diverse, alcuni temi sono più pop, altri più rock e altri qualcosa come rock isolano o tropicale“.
Una delle canzoni preferite di Keuning è Goodnight, Travel Well: “È molto triste, oscura, però molto bella allo stesso tempo“. Flowers ha dichiarato che è dedicata alla madre di Keuning, che se è morta da poco.
Per la prima volta i Killers hanno scritto il disco separatamente. Si sono dati sei mesi durante i quali ciascuno è tornato a casa sua e hanno lavorato inviandosi idee per email. La dinamica ha funzionato e in meno di un anno hanno accumulato 40 canzoni. Alla fine hanno decretato “le migliori dieci”: “Le altre le pubblicheremo attraverso il download legale, o come B-side, o bonus track, perché la gente compri anche i singoli“.
Secondo Keuning, mentre componevano l’album, hanno continuato ad ascoltare gli stessi artisti che li ispirano dal momento in cui hanno iniziato: “U2, Smashing Pumpkins, Talking Head e Genesis con Peter Gabriel e con Phil Collins. Ci piacciono entrambi e anche i loro lavori come solisti“.
Day & Age sarà lanciato in un periodo complicato, nello stesso momento dei nuovi album di U2 (in realtà è stato positicipato al prossimo anno, ndt.), Oasis, Kaiser Chiefs e Keane: “Ci sono buoni album con cui competere quest’anno; sarà difficile“, ammette il chitarrista. Inoltre, con i Keane condividono Price come produttore. Siete preoccupati di avere un sound simile? “Non mi importa dei Keane“, sbotta. “Che facciano quello che vogliono“.
I Killers ammettono che il loro nuovo lavoro è il più ambizioso della loro carriera. Non ha lo splendore glam di Hot Fuss né l’epica da stadio di Sam’s Town, però i membri della band assicurano che è il più ardito e sperimentale. “Quest’album è molto importante per noi. Lo vediamo come una opportunità per crescere“, spiega Keuning. “Vogliamo essere più conosciuti negli Stati Uniti. Ci va bene in Europa, ma potremmo essere più grandi nel nostro paese. Ci piacerebbe arrivare ad essere come gli U2“.
Rispondendo alla loro ammirazione, la band irlandese li aveva invitati a presentarsi sul palco durante un concerto a Las Vegas e inoltre, quando suonano a Dublino, inviano nel loro camerino una cassa di birra Guinnes. Miracolosamente, sono anche scampati alla lingua velenosa dei Gallagher. “Una delle ragioni per cui ci siamo trovati come gruppo è che eravamo fans degli Oasis. Ci ha fatto molto piacere conoscerli. Speriamo di essere piaciuti anche noi a loro“. Chi lo sa. Allo stesso tempo, i Killers si sono guadagnati una nutrita lista di nemici. Brandon Flowers ha criticato i Green Day perché la loro canzone American Idiot offendeva il suo patriottismo. Ha detto a Tom Yorke, dei Radiohead, che avrebbe dovuto comporre perché stava sprecando il suo talento. E ha detto che gli Emo “erano pericolosi” e che “avrebbe voluto colpire tutte queste band fino alla morte“. “Non stiamo promuovendo nessuna battaglia con gli emo. Ad alcuni di loro piace quello che facciamo“, assicura Keuning, “I My Chemical Romance sono sulla buona strada. Però altri, non dirò quali, suonano tutti uguali. E sono dei brontoloni“.
Keuning sostiene che per Day & Age non continueranno con il look da cowboy che hanno mostrato in Sam’s Town. “Abbiamo cominciato con la storia dei cowboy nel video di ‘All These Things That I’ve Done’, diretto da Anton Corbijn. L’immagine ci è sembrata divertente e ce la siamo portata dietro per 9 mesi. Durante il tour tornavamo ad essere gli stessi di sempre, perché già eravamo un po’ stanchi. In ogni caso, io non avevo i baffi come Brandon. Mi radevo. Scelgo la libertà“.
Sicuro che manterranno il loro gusto per i modelli poco discreti, come il vestito di lamé dorato che Flowers ha mostrato durante il suo concerto al festival di Glastonbury.
Quel completo era un po’ troppo, era incredibile! È stato fatto su misura per Brandon. Ci piace vestire bene“.
Brandon Flowers è un artista peculiare. Il leader dei Killers mescola la sua inclinazione per l’eyeliner e il suo vestiario eccentrico con una ideologia conservatrice. È difensore delle armi e simpatizzante di George W. Bush. È patriota e credente, per di più mormone. Quando chiediamo a Keuning se Flowers li infastidisce con la Bibbia, il chitarrista, di colpo, si risveglia dal suo torpore mentale. “Cosa vuoi dire?” ribatte molto serio. Voglio sapere se la fede di Flowers influenza la band. “Brandon non parla mai di religione, il resto del gruppo non è mormone. Lui è il cantante, ma non credo che sia giusta la quantità di attenzione che viene dedicata alla sua religione. È chiaro che è qualcosa di inusuale e questo la fa diventare una storia più interessante. Però io sono cristiano e a nessuno importa un bel niente. Il gruppo ha due membri credenti però tutto il mondo parla di Brandon. E no, non ci infastidisce con la Bibbia, non più di quanto facessero i miei genitori“.
Cambiamo tema: come si vive a Las Vegas? “Si possono trovare zone residenziali dove è possibile condurre una vita normale. Ma, ad essere sincero, il resto è molto strano“.
Incidereste, come Elvis, in quel posto?
Ci abbiamo pensato. Forse fra dieci anni. Abbiamo anche parlato di avere una residenza in un casino“.
Non vi piacerebbe costruirvi il vostro casinò?
Dio mio…la verità è che non credo. Nemmeno Rat Pack ne aveva uno!
Las Vegas improvvisamente rende manifesto il lato filosofico di Keuning. E quando comincia a parlare, fa pensare che forse i Killers stanno vivendo il vero sogno americano: “Io sono dello’Iowa. Un giorno mi sono trasferito a Las Vegas, e più tardi sono tornato a casa. Però pensavo continuamente che dovevo vivere a Las Vegas. Ho finito col farlo e quindi ho conosciuto Brandon. Abbiamo fondato il gruppo. È stato il destino. Prima pensavo che non esistesse, adesso ci credo“.