Hot Press [07-2009]
La prima volta che i Killers hanno suonato all’Oxegen si chiedevano se sarebbe arrivato qualcuno per vederli. Adesso arrivano come headliner del palco principale. Prima del loro concerto, hanno parlato con noi sull’essere inseguiti dai paparazzi, crescere negli USA Centrali e aver condiviso il palco con Bono e, ehr, Gary Barlow.
Non ho mai sentito una rock star non dire che non vede l’ora di suonare un festival ‘X’ o ‘Y’, ma Dave Keuning è così felice che i Killers tornino all’Oxegen che non si può fare a meno di chiedersi se abbia una ragazza nascosta da qualche parte nella contea di Kildare.
“Chi ha parlato?“, il trentaduenne con i capelli tipo apribottiglie dice in modo impassibile. “No, non ho una ragazza segreta in Irlanda…ed è un peccato! L’Oxegen è importante perché è uno dei primi Festival Europei in cui abbiamo suonato quando siamo arrivati da Las Vegas nel 2004. Avevamo solo una canzone di successo – Mr Brightside – e ci preoccupavamo che non si sarebbe presentato nessuno. Ma il tendone era pieno di gente che urlava le parole di canzoni che pensavamo non sapessero. È stata quella sera che abbiamo pensato, ‘Hey, qui sta succedendo qualcosa!’. È stato più l’Oxegen che Glastonbury il nostro momento saliente per quell’estate“.
Ah, che delusione! Non un semplice ragazzo che agisce in ombra, è stato Keuning – che all’epoca si faceva chiamare Tavian Go – a mettere nel 2002 l’annuncio “sto cercando di formare una band o di unirmi ad una band con influenze di The Beatles, Beck, Oasis, Smashing Pumpkins e U2”, al quale ha risposto Brandon Flowers. Rammenta mai ai suoi colleghi che in fin dei conti i Killers sono la sua band?
“Interessante interpretazione storica, ma non sono sicuro che sarebbero d’accordo. Una delle ragioni per cui i Killers funzionano così bene è perché sono una democrazia – per quanto alcuni membri sono più uguali di altri! Ho lasciato perdere di litigare con Brandon perché tre o quattro delle mie canzoni preferite dei Killers non verranno mai ascoltate visto che a lui non piacciono. Lui usa sempre come argomento la storia del “sono io che devo cantarle”, che è precisamente quello che farei io se fossi in lui! Ho un computer con circa 60 canzoni precedenti a Hot Fuss. Alcune sono delle registrazioni grezze, altre sono dei demo piuttosto completi che non hanno mai visto la luce. Se dovessimo pubblicare un cofanetto, immagino che una buona parte di queste finirebbe lì“.
Mentre Brandon Flowerts ha dovuto farci l’abitudine ad avere la sua vita esaminata al microscopio dai vari Gil Grissom dei giornali scandalistici, Keuning è riuscito a mantenere un basso profilo, cosa notevole per un uomo che ha contribuito a vendere quindici milioni di dischi.
“È dove mi piace essere, al di sotto dei radar” ride Keuning. “Sono certo che il cantante che ottiene più attenzioni del chitarrista o del batterista possa essere un problema in alcune band, ma non nei Killers. A dire il vero apprezzo il fatto che sia Brandon ad essere inseguito dai paparazzi al posto mio. Sospetto che lui la pensi diversamente ma hey, è stato lui a voler essere il tizio in prima linea!“.
Dal momento che ho con me il lettino portatile da psicanalisi, non è che Keuning vorrebbe sdraiarsi e raccontarci della sua infanzia?
“Sono di Pella, Iowa, ed ho origini Olandesi, da qui il cognome, che viene pronunciato male ogni volta“, ride. “Lo Iowa è il contrario del posto polveroso, nel senso che il terreno è molto fertile ed abbiamo fattorie piene di granturco che si estendono per miglia e miglia. Non sono un patito delle autovetture ma recentemente mi sono concesso una Firebird Trans Am del 1979 perché mi ricordava di quando restavo da mia nonna e vedevo questi ragazzi che venivano a prendere mia zia che viveva ancora con lei, con le Trans Am e Camaro. Avevo cinque o sei anni e pensavo che niente al mondo potesse eguagliare quelle macchine quanto a figaggine e misticità“.
Le cose sono rimaste tali sino all’adolescenza, quando Keuning avvistò una chitarra Ibanez Destroyer nella vetrina di un locale negozio di musica.
“Aveva un’aria così dannatamente sexy“, dice con un bagliore coitale negli occhi. “Ero ancora alle superiori, siamo insieme da quindici anni. Praticamente è l’unica chitarra su Hot Fuss e viene ancora usata sempre in tutti i concerti perché altrimenti canzoni come Somebody Told Me e All These Things That I’ve Done non suonerebbero bene“.
La prima band vera di Dave – “nel senso che abbiamo suonato per più di due serate e avevamo della gente che potresti vagamente definire fan” – si chiamava Pickle e aveva un qualcosa di Christian Rock.
“Di certo non eravamo come gli Anvil“, ride. “Eravamo io e un altro gruppo di ragazzi più grandi, il che era un bene perché avevano un’etica di lavoro che non avevo sperimentato prima giocherellando nel seminterrato con gli amici. Una volta abbiamo portato tutta la roba in un parco ed abbiamo iniziato a suonare, il che ha ispirato un nostro amico a fare la stessa cosa l’anno successivo con dieci band con due o tremila persone di pubblico. È finita con il diventare una sorta di mini Lollapalooza che è andata avanti sino a poco tempo fa“.
Dave si chiede mai come sarebbe ora la sua vita se non avesse mai lasciato Pella nel 2000 per andare a Las Vegas?
“Beh, uno dei ragazzi dei Pickle che non è andato via ora ha undici figli, quindi potrei essere immerso nei pannolini“, sorride. “Siamo ancora buoni amici e cerco di vederlo ogni volta che capito in Iowa“.
Maggiori dettagli biografici sono forniti da ‘Good Night, Travel Well’, la canzone conclusiva del loro attuale album Day & Age, che Dave ha scritto in reazione alla morte della madre.
“È venuta veramente dritta dal cuore”, nota “è necessariamente cupa, ma è anche una celebrazione. Non so quanto sia conosciuta perché sembra che la gente non arrivi più alla fine del disco. ‘Good Night Travel Well’, ‘Everything Will Be Alright’, ‘Why Do I Keep Counting?’ – sono tre delle mie preferite, ma per il fatto che sul disco sono il numero dieci o undici passano quasi inosservate. ‘Why Do I Keep Counting?’ pensavamo diventasse una delle canzoni di Sam’s Town che sarebbe stata cantata in coro dal pubblico, eppure l’abbiamo suonata un paio di volte dal vivo e non è mai successo“.
Tra le canzoni attuali, quali ti da più soddisfazione suonare dal vivo?
“Ero un po’ annoiato da ‘This Is Your Life’ durante la composizione ma ora la amo. Non mi sono ancora stancato di ‘Spaceman’ – si distingueva molto quando stavamo mettendo insieme il materiale per Day & Age. ‘Human’ mi piace ancora e ‘Neon Tiger’ mi è iniziata a piacere recentemente, è più divertente suonarla dal vivo che sul CD, che è una cosa un po’ eretica per me da dire ma mi piace essere onesto su queste cose“.
La Firebird Trans Am del ’79 non è l’unica cosa sulla quale Dave ha speso i soldi dei diritti d’autore.
“Entrando su ebay per la prima volta mi sono reso conto che puoi avere tutto quello che hai desiderato da bambino..e l’avrò! Adesso ho tutte e otto le spade laser di Guerre Stellari oltre ad un certo numero di action figure e altri cimeli. Poi penserò a completare la mia collezione di figurine del baseball“.
L’Oxegen dovrà andare veramente bene per rimpiazzare il 19 febbraio come giorno preferito del 2009 dai Killers, è il giorno in cui Brandon Flowers ha preso parte al tributo dei Brit Awards ai Pet Shop Boys e dopo, tutti e quattro hanno suonato alla festa di celebrazione del 15° anno di attività di War Child allo Shepherd’s Bush Empire.
“C’eravamo noi che abbiamo suonato otto canzoni, seguiti dai Coldplay che anche loro hanno suonato metà del loro set normale e poi siamo tornati tutti assieme per il bis con ospiti Bono e Gary Barlow“, ci spiega Dave.
Conoscevano i Take That prima dell’evento del War Child?
“Conoscevo la canzone più famosa, ‘Back For Good’ ma non i nomi dei singoli componenti. Avere Bono sul palco che cantava ‘I’ve got soul but I’m not a soldier’ durante ‘All These Things That I’ve Done’, che è stata l’ultima canzone suonata, è stata l’esperienza più surreale che ci sia mai capitata. Bono, Coldplay, The Killers – non male come gruppetto!”
Di sicuro pagherei un biglietto da cinque per vederli suonare un Mercoledì sera al Eamonn Doran’s (un pub di Dublino a Temple Bar dove si ascolta musica dal vivo, rock e alternative – ndt.). Dopo aver trascorso gli ultimi sei anni nella routine album/tour/album/tour i Killers, questi pigroni, non vedono l’ora di ritagliarsi del tempo per una vacanza al mare.
“Immagino che continueremo il tour di Day & Age sino a metà del 2010 e dopo di sicuro ci prenderemo un anno di pausa – forse di più, vedremo“, rivela Dave. “Abbiamo avuto sei mesi di pausa dopo Sam’s Town, tre settimane le ho trascorse a casa a San Diego, sarebbe bello avere una vacanza prolungata“.
E dopo?
“Farò dei demo e metterò insieme delle idee che farò ascoltare agli altri se sono abbastanza buone. Qualcosa che volevo fare da tanto tempo è imparare a suonare alla chitarra un centinaio tra le mie canzoni preferite, iniziando con tutte quelle di Appetite for Destruction. Per il suo stile musicale, quell’album non è stato ancora eguagliato sino ad ora. Al Live 8 il nostro camerino era vicino a quello dei Velvet Revolver, ho incontrato Slash, Duff e Matt e in generale, mi sono comportato come un fan“.
L’avete letto qui per primi gente, il prossimo album in studio dei Killers sarà una possente miscela di scintillanti accordi di quinta, percussioni in stile Thunder on the Tundra (un brano dei Thor – ndt.) e testi alla ‘squeeze me babe, till the juice runs down my leg’ (The Lemon Song dei Led Zeppelin – ndt.)
“Sai, di tutte le strade che potremmo prendere, non credo sarà quella dell’heavy metal“, afferma con sollievo di tutti i fans dei Killers. “Benché sarebbe interessante vedere in che modo o forma studiare quelle canzoni mi abbia influenzato“.
Parlando di influenze, c’è stato un gran parlare di un disco di cover, ci si immagina includano una grossa rispolverata di canzoni dei Duran Duran, Joy Division, Oasis, New Order, Pet Shop Boys, David Bowie e The Cars.
“Potresti aver ragione su alcune di queste canzoni, per quanto se andassimo avanti con questo progetto ci sarebbero anche molte sorprese. Abbiamo registrato per metà una o due canzoni ma se e quando verrà realizzato non saprei dirlo. Abbiamo parlato di registrarlo in tour – ora abbiamo un paio di microfoni, una piccola batteria, un amplificatore per il basso ed uno per la chitarra nel retro del tourbus e sia io che Ronnie sappiamo usare Logic, quindi..forse“.
Come molti Americani ben pensanti, Dave considera il mondo un posto più luminoso e felice ora che la famiglia Obama ha messo le tende al 1600 di Pennsylvania Avenue.
“Ci trovavamo a Chicago nel giorno dell’insediamento, la città è stata seconda solo a Washington in termini di gente che festeggiava per le strade”, conclude. “Fondamentalmente ora ci sono due gruppi di persone negli Stati Uniti – i Repubblicani amareggiati e chiusi ed il resto che sono molto più ottimisti sul futuro di quanto lo fossero prima delle elezioni. Noi facciamo certamente parte di quest’ultimo gruppo“.