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Scotland on Sunday [12-10-2010]

È tempo di concerti a Londra, e i fratelli Flowers stanno lavorando sodo. Brandon, a 29 anni il più giovane di 6 fratelli cresciuti in una comunità di Mormoni nel deserto dello Utah, è impegnato negli ultimi controlli nel camerino del Garage, piccolo locale a Highbury.
Shane va e viene. Ha il ruolo di tour manager per il primo tour solista del suo fratellino, in supporto di Flamingo, un album tinto di gospel, dal sapore country e con potenti inni che Brandon sta rilasciando dopo 3 album e tour mondiali in rapida successione con i Killers.

Nella tradizione dei Killers, Shane è ben conosciuto. Ha introdotto Brandon agli U2 e agli Smiths. È un buon golfista, abbastanza bravo da raggiungere il PGA tour americano (organizzazione che cura i principali tour professionistici di golf negli Stati Uniti ndt.) se avesse voluto (il loro cugino Craig Barlow ha giocato nel tour per 13 anni). Brandon ha sempre guardato a Shane, e lui è l’emblematico eroe tutto americano di cui Brandon canta nella canzone che dà il titolo all’album dei Killers del 2006, Sam’s Town.

Come ha fatto Brandon a convincere il fratello ad andare in tour? Come il cantante mi ha detto in precedenza, Shane ha rifiutato il suo posto nel PGA tour perché avrebbe voluto dire stare lontano dalla sua famiglia per troppo tempo. “Era libero dal lavoro per un po’”, dice Brandon, “e gliel’ho semplicemente proposto”.

In ogni caso, essere tour manager per Brandon Flowers, artista solista, è molto diverso dal gestire i Killers. Adesso loro sono una della più grandi band a livello mondiale, abituati agli stadi, alle arene, ad avere posti da headliners nei festival. Con Flamingo, Flowers sta tenendo di proposito le cose ad un livello più basso: una manciata di date nei club in America e in Europa, magari passando ai teatri prima della fine dell’anno. Ha formato una nuova band temporanea con musicisti provenienti dagli Ambulance Ltd, formazione indie di New York che aveva supportato i Killers in passato.

Si sente solo lassù? “Un po’” annuisce con quel modo serio e un po’ esitante che è in netto contrasto con gli atteggiamenti pomposi che assume sul palco. “Ma molti di questi ragazzi erano presenti per aiutare nella realizzazione dell’album. Li conosco da anni ormai. Perciò non mi sento troppo solo. Ma certamente sento che sto portando la gran parte del peso. Se una canzone o un concerto non vanno bene, quando sono con i Killers siamo tutti responsabili! Adesso è diverso. Dipende tutto da me”. Un’altra ragione per apprezzare la rassicurante presenza di Shane.

Flamingo ha preso vita durante il tour di 18 mesi in supporto dell’album dei Killers Day & Age. “Per me è rimasto il solito vecchio scenario”, dice Flowers. “Non vado proprio agli afterparty o cose simili, [dopo i concerti] mi metto davanti ad uno strumento e le canzoni saltano fuori di continuo”.

Lavorando su una piccola tastiera che tiene al suo fianco nel tourbus, o nello studio ad hoc che la band monta sempre nel backstage, Flowers ha continuato a scrivere. Quando i quattro alla fine sono tornati alle loro case a Las Vegas, hai detto ai tuoi compagni: “Ho queste canzoni, ne facciamo qualcosa?” E loro hanno risposto: “Non se ne parla, vogliamo riposarci per un po’”?

Flowers ride.

“No, in realtà è arrivata prima la loro esternazione – un paio di loro hanno detto ‘vogliamo una lunga pausa. E facciamo sul serio stavolta!'”.

“Così è stato davvero. Ma davvero è stata una cosa positiva. E penso che per loro sia stato un sollievo. ‘Brandon farà il suo album e io mi prenderò la pausa di cui ho bisogno'”.

Dopo un mese di vacanza a casa – Flowers e la moglie Tana hanno due bambini, e un terzo è atteso per il prossimo anno – si è messo al lavoro per la registrazione di Flamingo. Lontano dai Killers, si è ritrovato a scrivere testi che riflettono molto di più la sua fede religiosa (immagini sul diavolo, sulla preghiera e sulla salvezza). Ha raccolto un team di produttori che potrebbe aiutarlo a raggiungere le altezze vertiginose alle quali aspira questo fan del Big Pop e del Grand Rock: Daniel Lanois (U2, Bob Dylan), Stuart Price (Madonna, Kylie Minogue), Brendan O’Brien (Bruce Springsteen).

Day & Age ha venduto bene in Europa, ma a casa, il profilo dei Killers è sceso e i Kings of Leon li hanno sostituiti come giovane rock band da stadio preferita d’America. Questa scivolata ha influito sulla sua decisione di fare quest’album e tornare all’attacco così in fretta?
“Um, forse”, ammette Flowers. “Siamo stati così fortunati in Europa. Day & Age ha acceso un nuovo fuoco in alcuni Paesi. Si è sempre mantenuto costante in UK ma è stato davvero divertente andare a suonare in Italia dove siamo passati da 1.500 a 15.000 persone. Tutto per merito di Human. “Ma comunque sia le vendite continuano a diminuire costantemente in America!” dice mestamente. “I concerti stanno diventando più grandi, ma è ovvio che non siamo più riusciti a sfondare com’era successo con il primo album”.

Da quel che si dice gli Strokes, altri colleghi dei Killers, hanno faticato per fare il loro quarto album, in parte a causa del cantante Julian Casablancas che era in giro per promuovere il suo album solista. Potrebbe esserci lo stesso problema per Flowers e compagni?

“Questo non succederà sicuramente”, dice con fermezza. “I Killers sono troppo preziosi per me. I Killers sono la mia identità, rimangono il mio impegno principale. Ma è strano: adesso quando scrivo canzoni, mi chiedo se è una canzone dei Killers o una canzone mia. Questo non succedeva prima! Ne ho circa quattro o cinque di nuove. E sono sicuro che una di queste sia una canzone dei Killers”.

La moglie, dice, capisce che lui deve continuare a lavorare. Anche se questo significa che lei deve sostituirlo a casa. “Lei sa che ho il timore che alla fine un giorno mi sveglierò e sarà tutto sparito”.

Quindi non considera il dono, o desiderio, di scrivere come una cosa scontata? “È in gran parte così” annuisce.

“Voglio dire, avrei potuto non fare il tour e non fare un album e avrei potuto continuare a scrivere. Ma per il prossimo album dei Killers mi sarei presentato con 40 o 50 canzoni. E questo è troppo opprimente per chiunque. Perché non ci sono dubbi che avrei fiducia nelle 40 o 50 canzoni che ho per l’album. Quindi non ci sarebbe più spazio per una collaborazione. Voglio davvero che il prossimo album dei Killers sia una collaborazione e tutti possano sentirlo…”
Brandon Flowers, un musicista sempre attento all’obiettivo finale, cerca le parole appropriate. “Sentirlo con tutta la forza”.

FonteScotland on Sunday