Amazon.com [07-2012]
Il grande stato del Nevada è nato il 31 ottobre 1864 dai rottami della guerra civile americana. La sua creazione ha immediatamente contribuito a garantire la rielezione di Abraham Lincoln, l’approvazione del tredicesimo emendamento e, in definitiva, il futuro dell’unione. Oggi, quella storia orgogliosa ma dolorosa è celebrata nelle due parole che spiccano in alto a sinistra nella bandiera dello stato: ‘Battle Born’.
Brandon Flowers è da sempre attratto da quella frase. È così che i Killers hanno chiamato il loro studio a Las Vegas, e quando la band si è riunita nel maggio dell’anno scorso per iniziare i lavori sull’album successivo a Day & Age, del 2008, è diventata prima il titolo di una canzone, poi una pietra di paragone, e infine il nome dell’album stesso. Ma non tutte le battaglie sono fatte di sangue e tuoni: dopo una pausa di un anno che ha visto tre dei quattro Killers lanciare le loro carriere soliste, hanno rapidamente scoperto che i tempi e le circostanze possono essere temibili avversari di per sé. Si può affermare con sicurezza che il titolo Battle Born è stato ben meritato.
“È la cosa più difficile che abbia mai fatto, non c’è dubbio”, dice Brandon. “È il tempo più lungo che ci abbiamo mai messo per fare un disco, e il più lungo che io abbia mai impiegato per i testi. Pensavamo di avere abbastanza canzoni, ma poi ci siamo resi conto che non era così, perciò abbiamo dovuto lavorare sodo e produrre ancora materiale finchè siamo stati certi di essere pronti”.
Questo ha richiesto del tempo, e I Killers ne avevano già perso un sacco. Nel febbraio 2010, dopo la parte migliore di un decennio trascorso in strada e con la fine di un colossale tour mondiale di 18 mesi appena concluso, la band era ad un bivio. Avevano venduto oltre 15 milioni di copie di Hot Fuss, Sam’s Town e Day & Age, avevano visitato ogni singolo angolo del globo, e nel mentre erano diventati uno dei più grandi gruppi rock’n’roll del mondo, ma si trovavano ad aver bisogno di tempo per, come dice Brandon, “mettere tutto in prospettiva. Mark e Dave insistevano per la pausa, mentre Ronnie e io probabilmente saremmo andati avanti e avremmo fatto subito un altro album se anche loro avessero voluto. Ma se qualcuno in una band vuole prendersi una pausa, alllora diventa la cosa giusta da fare. E così prenderci quella pausa è stata sicuramente la mossa giusta”.
Dopo che Brandon, Mark e Ronnie si sono dilettati con successo nelle loro acque soliste, è stato l’estatico ritorno della band come headliner del primo Lollapalooza festival in Cile nell’aprile 2011 che li ha convinti, nelle parole di Ronnie, a “tornare nella fottuta stanza insieme e scrivere qualche canzone”. Dopo pochi giorni, la canzone che sono riusciti a mettere insieme era quello poi è diventato il primo singolo di Battle Born, Runaways.
Un dramma da piccola città di proporzioni epiche, Runaways è tutto ciò che si può desiderare da un singolo di ritorno dei Killers; un’inconfondibile espressione americana di romanticismo e ottimismo che annuncia il loro ritorno con chitarre cicloniche in stile Who e un coro sufficientemente potente da rimbombare da un lato all’altro del Mojave.
È una delle canzoni più vecchie dell’album, infatto l’ossatura è stata creata nel 2009 durante il tour di Day & Age, ma, Brandon dice “Non abbiamo mai saputo cosa farne. Con Day & Age stavamo provando a essere gruppo più pop, ma Runaways era legata alle radici e americana, e mi ha fatto prendere quella direzione. Sapevo che era una canzone potente. Ma quando è arrivato il momento di fare l’album, c’era un’ intesa comune tra noi quattro secondo la quale avremmo fatto ciò che siamo bravi a fare. I Killers scrivono uno specifico tipo di canzone, e non fuggiremo da ciò. Così Runaways è diventata una sorta di rampa di lancio”.
Seguono altre canzoni: la title track, “fratello” musicale del primo singolo; Here With Me, centro di gravità emozionale che stira le corde del cuore; l’elettro-rock scuoti-stadi di Flesh & Bone. Nel momento in cui la band aveva raffinato in modo soddisfacente quel corpo di canzoni, però, nessuno dei produttori della loro rosa di candidati poteva impegnarsi a fare un intero album, richiedendo un processo in cui hanno registrato a intermittenza con una stellare lista di nomi che includeva Daniel Lanois, Steve Lillywhite, Damian Taylor, Stuart Price e Brendan O’Brien.
La band inizialmente aveva temuto che questo processo potesse “confonderci troppo”. Invece alla fine si è rivelato utile, addirittura prezioso, per l’album: non solo ha dato loro una comprensione più fine del loro sound, ma una canzone in particolare – il tenero soul dagli occhi azzurri di Heart Of A Girl – è stato un felice incidente sortito da una collaborazione in studio con il produttore di U2 e Bob Dylan, Daniel Lanois.
“Abbiamo scritto quella canzone con Daniel, ed è stato interessante perchè non avevamo mai scritto nulla con nessuno prima”, dice Ronnie. “Alcuni produttori lavorano con una capacità particolare di diventare come un quinto membro; prendono una chitarra ed entrano nella stanza con te. L’abbiamo fatta interamente dal vivo, e ci abbiamo speso solo un’ora – abbiamo fatto un paio di tentativi, ed eccola che c’era. È stata una canzone molto divertente da fare”.
In ultima analisi, considera Ronnie, il processo di registrazione frammentato “ci ha mostrato che i Killers hanno un certo modo di fare le cose, un certo stile nello scrivere le canzoni. Abbiamo fatto questo album alternando cinque diversi produttori ed è uscita una cosa che suona ancora come nostra…”
E qui sta il vero trionfo di Battle Born. Registrato quasi interamente nello studio con cui condivide il nome, incorpora elementi di ciascuno degli album precedenti – l’occhio per il dettaglio nel raccontare storie di Hot Fuss, l’ardente, mitica “americanità” di Sam’s Town, i ritornelli gratuiti e la mente pop di Day & Age – senza assomigliare apertamente a nessuno in particolare. È il suono di una band che riconosce – e celebra – la propria identità. Prendendo in prestito la massima di Brandon, Battle Born è i Killers “che fanno quello che sanno fare meglio”.
“Eravamo pronti a tornare al suono di quattro ragazzi di nuovo in una stanza”, ammette Ronnie. “Day & Age è stato un grande disco, ma ci stavamo divertendo così tanto a sperimentare e creare le canzoni, che abbiamo lasciato che ciò si intromettesse nel trovare un filo comune. Questa volta, lo dovevamo a noi stessi di fare qualcosa che sembrasse più un progetto personale per la band”.
Come tale è un album fatto con le arene dal vivo e le aspettative dei fans in mente. Here With Me – una ballata cinematografica spazzata dal vento con echi di grandi artisti come Tom Petty, Depeche Mode e Simple Minds – è sicuramente destinata a diventare uno dei pezzi live preferiti, mentre la lamentosa Miss Atomic Bomb (un riferimento a una reginetta di bellezza di Las Vegas ed ai tempi in cui i test nucleari in superficie erano un’importante attrazione turistica del Nevada) dovrebbe far drizzare le orecchie degli ascoltatori attenti, grazie all’inaspettato DNA che condivide con una delle canzoni simbolo della band, Mr. Brightside.
La storia dei primi dieci anni insieme dei Killers – durante i quali sono passati dall’essere dei fattorini di Las Vegas ad headliners a Glastonbury, guadagnandosi la reputazione di una delle migliori live band del mondo e accumulando una collezione di Brit Awards, NME Awards, MTV Awards e (più recentemente) premi ASCAP talmente vasta da far rischiare di crollare la loro mensola virtuale collettiva – è una storia di grande successo. Battle Born è il capitolo più recente e più grandioso, tuttavia Ronnie è fermamente convinto che “ogni disco è un banco di prova. Sentiamo la necessità di dover alzare la posta con ogni uno nuovo disco che pubblichiamo. Non abbiamo alcun interesse a riposare sugli allori”.
Nel frattempo, con il disco finalmente ultimato, tutti e quattro i membri sono ansiosi di presentarlo dal vivo e ripresentare il Killers al mondo, a partire da una serie di date americane ed europee questa estate.
“Sento che ci sono un sacco di momenti live in questo album, più di quanti ne abbiamo mai avuti prima”, dice Brandon “Sento che la gente sarà in grado di relazionarsi e capire queste canzoni. In proporzione, questo è il nostro disco più forte e sono davvero entusiasta. Stiamo iniziando a sentirci più a nostro agio nell’essere ciò che siamo. E siamo orgogliosi di ciò che siamo”.
Detto come un vero figlio del Nevada, lo stato nato da una battaglia..
Fonte—Amazon.com