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NME [28-02-2015]

Pronto alla seconda avventura solista, Brandon Flowers, il frontman dei Killers, pensa di aver trovato la formula per ottenere un pop maturo e adatto alla radio.

Brandon Flowers indossa una giacca di pelle nera e tiene in mano una tazza di tè verde standosene in piedi in uno studio di registrazione nell’ovest di Londra, incapace di stare fermo mentre ascolta alcuni dei mix finali per il suo secondo album solista. Annuisce con la testa a tempo con il beat di influenza calipso di I Still Want You e sorride quando iniziano a cantare i coristi. Cantano “Nuclear distress I still want you”. “Climate change and death, I still want you”. Il soggetto in questione può anche essere apocalittico, ma Flowers sa esattamente dove vuole arrivare con la canzone. “Voglio che sia trasmessa alla radio,” dice. “Non mi sono mai vergognato a dirlo”.

Il frontman dei Killers sta mettendo i tocchi finali al suo secondo album ancora senza nome (adesso sappiamo che si intitola The Desired Effect, ndt.) che uscirà questa primavera. Attualmente è in fase di mixaggio agli studi Assault & Battery nell’ovest di Londra da parte di Alan Moulder, che lavora con Flowers sin dal primo album dei Killers, Hot Fuss, del 2004. Da allora molto è cambiato e Flowers sa che le radio di oggi sono un’entità completamente diversa da quella in cui Mr Brightside aveva trovato casa. “Non riesco a capacitarmi della situazione attuale delle radio,” dice. “Sembra che il mondo oggi sia così strano. Dove una volta sembrava che potessi starci, adesso sono visto come qualcosa di leggermente diverso. Una volta ero considerato mainstream, ma adesso sono quasi avanguardia o art-rock se paragonato a quello che passa alla radio.”

Il suo piano era fare un album pop maturo – uno che contenesse singoli adatti alla radio me che avesse anche un peso e un significato per i fan di lunga data, le cui vite, come la sua, sono cambiate in questi dieci anni.

Ho 33 anni e ho tre figli; devo cercare di impegnarmi e non mettermi in imbarazzo,” dice. “Molte di queste canzoni potrebbero fare riferimento ad un uomo e sua moglie. Sto per festeggiare 10 anni di matrimonio e non è una passeggiata.”

Flowers ha preso come riferimento alcuni dei suoi eroi: Peter Gabriel dei Genesis, Sting dei Police e Don Henley degli Eagles. Dice che gli hanno dimostrato come diventare maturi anche al di fuori della band che li ha resi famosi: “Credo che prendendo ad esempio queste persone ci si rende conto che non facevano musica solo per i ragazzini. Anche agli adulti piace la musica pop e non dovremmo – e parlo per tutti – non dovremmo ascoltare molta della musica che invece ascoltiamo! La musica pop è sempre esistita, ma può anche parlare alla persone, sai? Credo che nel mio album stiamo cercando un bilanciamento, e speriamo di essere giunti ad un risultato che sia sì sofisticato ma anche accessibile.”

Diventato famoso sulle orme di band come Strokes e Yeah Yeah Yeahs, Flowers dice che ha ascoltato con interesse gli album solisti dei suoi colleghi, come quello di Karen O. Ride quando gli viene suggerito di fare un album grezzo come quello che Julian Casablancas ha pubblicato di recente con i Voidz. “Non credo sia una cosa da me,” dice. “Sarebbe come fare ‘Tin Machine’ di Bowie o cose simili. Non potrei..sono troppo un amante del pop.”

Un album contemporaneo che ammira è ‘Lost in the Dream” dei War on Drugs, anche se ammette di avere un problema con il lavoro di Adam Granduciel. “Sono salito sul carro dei War on Drugs come tutti gli altri,” spiega, “ma davvero non capisco che cavolo dice. Vorrei tanto aumentare il volume del cantato. Le melodie vocali sono fantastiche, e mi piace tutto il resto, ma voglio riuscire a sentire le parole. Mi piacciono le canzoni sulle quali poter cantare anch’io.”

L’album sarà il seguito di quello di debutto del 2010, Flamingo. Molti critici al tempo avevano notato che suonava molto come un album dei Killers, mentre la recensione di NME affermava che “erano gli album dei Killers a suonare di più come un album solista di Brandon Flowers, con l’aggiunta di una spruzzata di chitarra indie.”

Stavolta ha voluto fare uno sforzo consapevole ed esplorare nuovi territori. Tenendo ciò a mente ha ingaggiato il produttore Ariel Rechtshaid, che si è fatto un nome lavorando con i Vampire Weekend e le Haim. “Sono una parte talmente presente del sound dei Killers,” dice Flowers, “che per allontanarmi da esso ho dovuto dare ad Ariel un po’ di libertà e non stargli troppo addosso. Molte volte ha funzionato, e quando non succedeva avevo la possibilità di avere un certo potere sulla situazione per indirizzarla dove volevo che andasse.”

Anche se Flowers dice che l’immagine che presenterà con l’album è ancora in fase di elaborazione, si possono trovare alcuni indizi nel video di ‘Can’t Deny My Love’, già girato nel deserto del Nevada con l’attrice Evan Rachel Wood e Richard Butler degli Psychedelic Furs. Avendo scartato tutte le proposte fatte da vari registi definendole come “le peggiori idee,” Flowers ha deciso di creare un suo adattamento di Young Goodman Brown, un racconto breve dello scrittore americano del diciannovesimo secolo, Nathaniel Hawthorne. “È un po’ snervante sbilanciarsi quando sei stato tu ad avere l’idea,” dice, “ma amo la storia, quindi se riusciamo a ricrearne lo spirito verrà benissimo.”

Porterà sicuramente l’album in tour, con una band simile a quella del primo album solista. Ci sono già date confermate in Messico, con altre da annunciare in giro per il mondo. Prenderà una pausa dal suo tour personale per fare da headliner con i Killers ad un festival nel Delaware a Giugno. Flowers conferma che sia che The Desired Effect riesca ad avere l’effetto desiderato o meno di avere le sue canzoni di nuovo alla radio, vede ancora un futuro per la sua band. “Mi piace stare nei Killers e sono orgoglioso di quello che abbiamo fatto,” dice. “Credo che abbiamo ancora qualcosa da offrire.”

Brandon Flowers commenta tre canzoni chiave del nuovo album

Can’t Deny My Love
“Can’t Deny My Love” era una di quelle canzoni magiche che si scrivono da sole. Il testo è stato scritto molto velocemente. Ha avuto subito qualcosa di istantaneamente autentico. Non è stata per niente forzata. Ariel è riuscito a dare un po’ di peso e muscoli al mio demo originale.

“Digging Up The Heart”
È una canzone molto narrativa. Parla di un ragazzo che vuole essere migliore. È nato in una situazione non felice e sta cercando di cambiare, e credo che il modo in cui vuole farlo sia lasciato aperto all’interpretazione. Non si sa se riuscirà davvero a cambiare strada, ma vuoi davvero che lo faccia – e nel frattempo la storia è divertente.

“Still Want You”
“Still Want You” è la canzone più vecchia che è riuscita a far parte dell’album. È nata durante il tour del mio primo album solista. Quando ho fatto sentire il demo ad Ariel, ci ha sentito qualcosa che io non ero ancora riuscito a catturare. L’ha portata nel 2020, o in qualsiasi altro anno nel futuro, al posto del 1978, dove l’avevo messa io.