Papel [11-09-2017]
I rocker di Las Vegas escono dal deserto (creativo). Il loro leader, Brandon Flowers, si confessa: “Non sono il mormone perfetto, ma mi sforzo di esserlo”
Tendente alla sinteticità, Brandon Flowers, cantante dei Killers, e una delle stelle che hanno lanciato l’industria del rock prima dell’avvento dei dettami dei social network, non è una persona facile con cui parlare.
La scusa per questo incontro è un nuovo disco, il quinto del gruppo, formatosi a Las Vegas nel 2001. La casa discografica lo definisce “innovativo”; stando all’aggettivo e all’aura protezionista—l’intervista ha luogo con gli agenti dell’etichetta di fronte a noi, e abbiamo potuto ascoltare il disco, in streaming, su un solo dispositivo—si capisce che Wonderful Wonderful, il primo materiale nuovo dei Killers in cinque anni, sia l’uovo d’oro della stagione di una delle sue poche galline.
Negli ultimi dieci anni, i Killers sono diventati una delle band più famose al mondo (il loro album di debutto, Hot Fuss, del 2004, ha venduto sette milioni di copie). Il loro festoso sound di chitarre e sintetizzatori e alcune epiche canzoni con grandi cori (Mr Brightside, When You Were Young) hanno indotto molte persone a paragonarli agli U2. Proprio con uno dei produttori di Bono e compagni, Jacknife Lee, i Killers hanno registrato questo nuovo album. Brandon ha anche pubblicato un paio di album solisti.
L’album si chiude con una canzone il cui titolo è un po’ sconcertante, ‘Have All the Songs Been Written?’ È quello che pensi?
Si, probabilmente è così. Molti altri compositori si pongono questa domanda, perché ogni giorno vengono scritte melodie geniali. Ogni settimana ci sono nuovi ed incredibili contributi al mondo della musica. Finisci per chiederti cosa tu possa offrire…
È un modo per coprirti le spalle, nel caso in cui il disco non piaccia o per giustificare il fatto che non ci sarà un sesto album dei Killers?
[Ride] No. È solo qualcosa a cui stavo pensando mentre scrivevo le nuove canzoni. E sì, potrebbe essere, potremmo definirlo come una crisi [più tardi, Brandon ammetterà che sta leggendo La Montagna Magica, di Thomas Mann, nelle cui pagine si riflette spessissimo sulla vita interiore dell’intellettuale]. In ogni caso, penso che sia salutare e necessario porsi questo tipo di domande ogni tanto, perché esiste musica geniale a questo mondo, e bisogna accettare le sfide.
Anche il giornalismo musicale è in crisi. Non è chiaro cosa vogliano dire al mondo i musicisti rock, tranne quello di cui parlano quando hanno un album da vendere o suonare.
Negli anni ’60, il rock era qualcosa di diverso, le persone erano più politiche. Capisco quello che dici, che i musicisti sembrano vivere in una bolla. Non so perché; e non è perché adesso i musicisti rock siano meno capaci di riconoscere le ingiustizie. Penso che, forse, e tornando a quello che dicevo prima, sia la paura che tutto sia già stato fatto prima e anche molto bene. Dopo Bob Dylan pochi avrebbero osato scrivere una canzone di protesta. È una grande sfida per noi.
Una cosa va riconosciuta a Flowers: ha compreso perfettamente il funzionamento dell’industria musicale, e il modo in cui la musica si diffondeva negli anni ’80 e ’90. È cresciuto a Las Vegas, tra i dischi made in Britain (U2, New Order, The Smiths, Oasis). «I Mormoni e i mafiosi sono stati i primi abitanti di Las Vegas. Due cose all’opposto. Forse, in qualche modo, questo contesto mi ha preparato per ciò che è arrivato assieme al successo e al contesto in cui vivo, ho dovuto scegliere una delle due parti». Oggi, a 36 anni e vestito di nero, magrissimo e con enormi stivali a punta da Pollicino è una rock star d’altri tempi. Carismatico, un po’ superbo e che non solo è estraneo alla malavita ma ha l’incentivo di avere Dio come testimone delle sue azioni. Flowers è mormone, conservatore e non può bere caffè. In breve, un rocker atipico che, in teoria, non si droga, non beve, non fuma e non considera altre donne oltre sua moglie, con la quale ha tre figli.
Molti fan dei Killers trovano messaggi nascosti nei vostri testi, quasi tutti legati ad altri mondi, ‘X Files’ e alla tua religione. Credi ci sia vita sugli altri pianeti?
La mia risposta dipenderà da quello che mi stai chiedendo esattamente, immagino. Non credo agli alieni [lungo silenzio].
La tua musica sarebbe diversa se non fossi una persona religiosa?
Forse sì. Quando scrivo canzoni, mostro chi sono.
Una volta hai detto che non ti piaceva il caffè perché rende le persone troppo sicure di sé, un effetto simile alla cocaina. L’hai mai bevuto?
Tutto questo è terribile [ride]. Non posso andarmene? [Guarda le persone della casa discografica… ridendo]. Nessuno mi aveva mai chiesto cose simili. La mia chiesa rappresenta il buon senso per noi e secondo questo buon senso qualsiasi cosa che crei dipendenza è negativa. Non posso dire di essere stato perfetto nel seguire i precetti della mia chiesa, ma cerco di fare del mio meglio [ride]. Ti va bene come risposta?
Registrato tra Las Vegas e Los Angeles, Wonderful Wonderful è fondamentalmente un altro album dei Killers: cori per gli stadi e una poderosa scusa per giustificare nuovamente la presenza di Flowers sulla scena. Tutto creato pensando a concerti e festival, ciò che manda avanti la baracca. Sono passati solo tre giorni da quando qui, a Londra, vestito di rosa confetto in uno di quei tramonti rossi che possono succedere solo in estate e grazie all’inquinamento, ha fatto sì che 65.000 persone ad Hyde Park cantassero all’unisono uno dei cori più assurdi della storia della musica: Are we human or are we dancer?
‘Human’ è stata eletta come una delle canzoni più strane del pop, davanti anche a ‘I am the Walrus’ dei Beatles.
In qualche Paese le persone non capiscono il testo; ad altri il testo non importa; altri canticchiano solo la melodia, perché è una bella melodia; e, infine, ci sono persone che interpretano la canzone a modo loro. La cosa importante è che piace e molto. E sí, beh, è vero che qualche volta guardo indietro e penso che alcuni testi facciano schifo… però non quello di Human. Gli italiani e gli spagnoli la amano. Abbiamo suonato l’altro giorno a Bilbao di fronte a migliaia di persone e sembravano molto felici..
Probabilmente voi e gli Strokes siete stati gli ultimi grandi gruppi a giocare con le regole dell’industria discografica. I social network hanno cambiato per sempre il modo in cui si fa promozione, si vende e si consuma la musica.
Sì, dal primo album dei Killers, nel 2004, ad oggi il cambiamento è stato molto brusco. Credo che per un gruppo giovane sia imprescindibile utilizzare i social, o per i musicisti della mia e delle prossime generazioni. Personalmente mi piace il misticismo che c’è e che ancora sento per le band che ammiravamo da giovani, e mi dà la sensazione che questo sia scomparso per sempre, che nessun altro lo avrà ma più.
Fonte—Papel