American Songwriter [26-08-2020]
Prima delle sette nomination ai Grammy, prima delle oltre 370 milioni di visioni del video di Mr Brightside su Youtube, prima dei 28 milioni di album venduti, Brandon Flowers, cantante e co-fondatore dei Killers, voleva diventare un golfista professionista. Il frontman di Las Vegas, con il bell’aspetto da stella del cinema, pensava di avere una possibilità di farcela tirando drive sui fairway ed effettuando precisi putting sui green di St. Andrews, Augusta National o Pebble Beach, per nominare alcuni dei più famosi. Infatti, Flowers ha passato così tanto tempo tutto solo a esercitarsi sul campo da golf, che la sua preziosa voce da cantante è migliorata di giorno in giorno e quasi per sbaglio.
“Mio cugino faceva parte del PGA Tour,” dice Flowers. “E mio fratello maggiore era un golfista molto bravo. Gli ha permesso di andare al college. Per cui mi sembrava una cosa che potessi ottenere anch’io. Mi piaceva davvero. Ho passato molto tempo da solo sul campo ed ero ossessionato da band come The Smiths e The Cars. Non me ne sono accorto ai tempi, ma ho passato molto tempo là fuori cantando tra me e me.”
Nonostante Flowers non abbia notato che stava imparando a cantare mentre colpiva un drive, i semi erano stati piantati. L’istinto musicale c’era, le tattiche si sono poi solidificate. Flowers, che ha iniziato a suonare musica in giovane età dopo aver ereditato un pianoforte dalla sua defunta bisnonna, aveva già provato a suonare canzoni — ma non a cantarle di fronte a tutti. A sei anni si è unito alle sue sorelle nelle lezioni di piano, ma mentre loro si sono fermate dopo due, lui ha continuato fino alla terza media e oltre.
Se vi trovaste a guardare Flowers sul palco una notte qualsiasi, potreste pensare con molta naturalità che sia nato per essere un cantante. Ma i Killers, dice Flowers, sono stati la prima band con cui ha suonato in pubblico. Comunque sia, calza a pennello sul palco come un pesce nell’oceano. Una delle motivazioni principali per cui Flowers è così a suo agio ad esibirsi ha a che fare con il luogo in cui è cresciuto.
Sotto molti punti di vista, Las Vegas non dovrebbe esistere. È una metropoli di luci abbaglianti e giocatori d’azzardo nel mezzo di quello che sennò sarebbe un vuoto deserto bollente. Questa dualità, tuttavia, lo ha spinto a diventare la persona creativa che è oggi.
“La giustapposizione della frontiera dell’Ovest con quello che succede sulla Strip è ancora una parte di me,” dice Flowers. “Sto cercando di mettere d’accordo quelle differenze per farle convivere dentro di me nello stesso modo in cui Las Vegas riesce a vivere nel deserto del Mojave. Questo tira e molla è sempre stato parte della mia vita di scrittore. È una ricerca senza fine per unificare questo due opposti.”
Flowers è cresciuto in una famiglia mormone con cinque sorelle e fratelli più grandi; sua sorella più vecchia ha 17 di più. Il risultato è stato che Flowers ha potuto vedere e sperimentare molto ad una giovane età, anche se a debita distanza. È cresciuto sviluppando una propensità a osservare le persone, una abilità che adesso sfrutta spesso nella scrittura dei testi. È stato un giovane testimone parte di una grande famiglia religiosa in una città unica e molto distante dalla religione.
“Ho assistito a qualsiasi tipo di trasformazioni ed esperienze crescendo,” dice. “Sono sicuramente stato un’osservatore e questa parte di me mi ha nutrito. Le mie sorelle mi hanno dato molto su cui ragionare, vedendo le scelte che facevano e dove queste le portavano. Ho potuto vedere le strade che hanno scelto di percorrere, gli uomini e i ragazzi che hanno scelto, tutta quella dinamica.”
I Killers sono esplosi sulla scena musicale nel 2004 con l’album di debutto, Hot Fuss (e il suo singolo di successo, Mr. Brightside, che parla della fine di una relazione). Da allora la band ha pubblicato altri cinque album in studio, incluso il finemente roboante Imploding the Mirage del 2020. Prima di registrare il nuovo album, Flowers ha preso la decisione di trasferire la sua famiglia dal soffocante calore di Las Vegas ai più versatili spazi aperti dello Utah. È stata una scelta che ha aiutato il suo stato mentale e, di conseguenza, la sua scrittura e la registrazione del nuovo album.
“Credo di non aver mai capito prima quanto io sia un’amante della natura,” dice Flowers, “e come la natura influisca sul mio lato creativo. Mi ha aperto. Siamo in mezzo alle montagne ed è bellissimo qui. È difficile avere un giorno che non sia di sole a Las Vegas, mi pare ci siano 325 giorni di sole all’anno. Quindi quando sono arrivato qui su, è stato speciale. Mi piace poter vivere tutte le stagioni.”
I Killers hanno pubblicato l’esultante singolo di lancio, Caution, a Marzo. Definire la canzone epica sarebbe una minimizzazione. Flowers raggiunge una chiarezza e brillantezza vocale pari, forse, solo a quella di Roy Orbison, il cantastorie di Pretty Woman. Anche se Flowers aveva da più di cinque anni l’idea del testo per la canzone new wave ambientata in una cittadina, è stato solo di recente che si è sentito a suo agio a darle una forma finale.
“Non ero mai riuscito a farla funzionare, ma il testo mi è sempre piaciuto,” dice Flowers. “Ho sempre cercato di infilarla da qualche parte, e alla fine le abbiamo trovato il posto giusto.”
Il precedente album della band — Wonderful Wonderful del 2017, che ha raggiunto il numero uno nella classifica degli album di Billboard — ha incorporato argomenti piuttosto personali per Flowers e la sua famiglia. Prima della sua registrazione, Flowers ha avuto un blocco dello scrittore per la prima volta nella sua vita, e allo stesso tempo sua moglie stava affrontando seri attacchi di depressione. Dopo aver navigato quei tempi tumultuosi e delicati assieme, la pubblicazione di quest’anno presenta inclinazioni più confortanti.
“Il nuovo album,” dice Flowers, “si focalizza di più sull’altro lato della medaglia, sui frutti che si ottengono perseverando e rimanendo assieme, su due persone che diventano una e riescono a superare la tempesta.”
Da mormone, la famiglia è sempre stata importante per Flowers e lo è ancora. Un aspetto cruciale della fede mormona è l’idea dell’eternità quando si parla di relazioni, di amore. Il matrimonio, di conseguenza, non è solo “finché morte ci separi,” spiega, è invece per sempre. Questa idea di immortalità aggiunge un ulteriore livello di pressione o anche perfezionismo a qualsiasi relazione, nota Flowers, che sia musicale, privata o professionale. Ma è una sfida che è felice di affrontare e di impegnarsi per vincerla.
Parte di quell’impegno, però, comporta lasciarsi andare. Nella notevole My God, Flowers canta la veloce e semplice frase, “Control is overrated” (“Il controllo è sopravvalutato,” ndt.). Con questa affermazione, Flowers vuole equilibrare la situazione, democratizzare le decisioni che si prendono ogni giorno. Non si deve più giudicare il carattere di un uomo in base a quanto più avanti cammina rispetto agli altri. Al contrario, spiega Flowers, un uomo dovrebbe essere giudicato da coloro a cui cammina a fianco, spalla a spalla.
“L’idea di quella frase mi è venuta dalla natura instabile di ciò che l’uomo è e quale dovrebbe essere il suo ruolo,” dice Flowers. “Cambiamo per migliorarci. Possiamo avvicinarci di più gli uni agli altri. Possiamo camminare fianco a fianco e riconoscere l’idea di affrontare i problemi assieme.”
My God è una delle tante canzoni in Imploding the Mirage che ispira e implora il suo pubblico. Un’altra di questo tipo è, Dying Breed, che sembra essersi ispirata alle spiagge e pontili diventati famosi in California. Flowers canta energicamente, “Baby, we’re a dying breed!” La canzone punta il dito dritto verso una delle maggiori influenze nella carriera di Flowers: Bruce Springsteen. Nello stesso modo in cui la rock star di Born in the U.S.A. sa come dare tutto di sé al pubblico o ad una melodia, Flowers dimostra grande forza e potere nel nuovo album. E dà il merito a Springsteen per avergli dato questa ulteriore spinta.
“Gli devo molto,” dice Flowers. “Gli sono molto grato. Ho iniziato a idolatrare cantanti come Morrissey e David Bowie e tutti i grandi artisti post-punk degli anni 80. Ma dopo il nostro primo album, ho avuto questa nuova scossa, un risveglio nei confronti della musica Americana e ho capito di averne molta più in me di quanto pensassi. (Bruce) è stato il primo ad aprire quella porta, quindi c’è dentro fino al collo. È quando qualcuno come lui lo fa, è difficile farlo uscire.”
Springsteen è immensamente popolare — anche idolatrato da molti — ma i Killers, che hanno venduto 28 milioni di album ad oggi, non gli sono molto dietro quanto a riconoscimento musicale e adorazione dei fan. La band ha compiuto 16 anni, ha pubblicato album in tre diversi decenni, senza contare l’abbondanza di nomination ai Grammy, posizionamenti nelle classifiche Billboard e ascolti in streaming. Flowers, tuttavia, non pensa molto alla fama, non è una cosa che alimenta il suo fuoco artistico.
“Non mi sveglio alla mattina pensandoci,” dice. “Ma sono grato. Non mi da fastidio se qualcuno vuole farsi una foto con me o mi chiede di una canzone, assolutamente. È poi non siamo famosi come Elton John o Elvis o Justin Bieber. Sarebbe una situazione totalmente diversa. Non saprei come comportarmi. Siamo fortunati a poter avere questo tipo di successo ma senza troppi pesi.”
Un’altra canzone notevole del nuovo album è Fire In Bone, che dimostra la passione creativa e il desiderio di agire per i quali Flowers si è fatto conoscere ed è amato. Per lui non c’è possibilità di evitarlo, nessun motivo per nascondersi dalla luce. Quale sarebbe il senso della vita se il nostro tempo sulla terra fosse segnato dall’avversione e dalla paura? Anche un’altra traccia, My Own Soul’s Warning, parla di questa idea. Flowers praticamente urla agli ascoltatori di essere sé stessi.
“Vuoi rendere giustizia alle tue esperienze e osservazioni,” spiega Flowers. “Perché se non puoi farlo, quanto sono state utili, a cosa sono servite? Lavoro sempre sulle cose in cui credo; nascondo sempre un po’ di me nelle canzoni che scrivo, anche se parlano di altre persone.”
Originariamente, Imploding the Mirage, che include anche artisti come Lindsay Buckingham e k.d. lang, era previsto in uscita a Maggio, con un tour in varie città subito dopo (già esaurito in poco tempo). Anche i Killers non sono stati immuni ai problemi derivanti dalla pandemia globale da Coronavirus ma le buone notizie possono aspettare, e nuove date verranno programmate.
Flowers, ora vicino ai 40, ha fatto sue pazienza e prospettiva. Dopo tutto, come suggerirebbe il titolo dell’album, ha passato dei difficili momenti di recente, sfide molto più complicate di un bogey triplo o un drive effettato alla diciottesima buca di un torneo di golf. È come se stesse finalmente accettando una realtà nuova e più matura, uscendo da una foschia che un tempo sembrava onesta ma ora sembra falsa. Sta accettando la necessaria evoluzione legata all’età, alla vita vissuta e all’esperienza.
“Ad un certo punto,” dice Flowers, “guardi al passato e capisci cosa fosse una facciata, cosa non fosse vero, e impari a vedere ciò che è vero ed eterno. Non vedo l’ora di vivere i prossimi dieci anni della mia vita. Mi sembra quasi di essermi pulito le mani dalla sporcizia per iniziare qualcosa di nuovo.”
Fonte—American Songwriter