Hot Press [10-2020]
Anche se pieno di entusiasmo per il nuovo album, Brandon Flowers è nauseato dalla situazione in cui si trovano gli Stati Uniti e prega per la vittoria di Biden a Novembre. Parla di eroi e cattivi (per fortuna i primi sono di più) con Stuart Clark.
Non ha visto bambine in sella a tricicli lungo corridoi o usato la macchina per scrivere maniacalmente ‘All work and no play makes Brandon a dull boy’ miliardi di volte mentre è posseduto da un demone, ma, a parte questo, la vita durante la quarantena per il cantante dei Killers è stata molto simile a quella del protagonista di The Shining.
“Sì, siamo stati lontani da tutto e tutti qui sulle montagne dello Utah, che erano ricoperte di neve quando tutto è iniziato a Marzo e Aprile,” dice ridendo Brandon, che, non essendoci niente di più romantico che una intervista con Hot Press, è rannicchiato sul divano con sua moglie Tana Mundkowsky. “È un po’ come The Shining. Siamo stati bravi, però. Beh, a parte le lezioni a casa. Quelle sono state un disastro!”
Quindi i tre alunni, Ammon (12), Gunnar (10) ed Henry (9), hanno dato del filo da torcere a Mr. Flowers.
“No, è che non siamo dei buoni insegnanti,” dice con una smorfia. “Ho provato a fare qualche lezione di pianoforte ma non è andata molto bene. Il più vecchio è riuscito a seguirle – è più indipendente – ma con gli altri due è stato più difficile.”
Quando gli chiedo se anche lui è stato un alunno modello, Brandon risponde “stai scherzando?” con uno sguardo raggelante, e dice “No, non ero un bravo studente. Erano i tempi prima che iniziassero a fare diagnosi di ADD (disturbo da deficit di attenzione, ndt.) e io sicuramente un po’ ce l’avevo. Si passava troppo tempo seduti ad una scrivania. Non mi ricordo di periodi in cui non abbia fatto fatica a seguire le lezioni.”
Quanto era brutta la situazione?
“Ho perso tantissimi giorni in prima media. Avevo molte difficoltà a scuola e poi ci siamo trasferiti da una città in Utah ad un’altra a 50 Km di distanza. Abbiamo fatto qualche lavoro in casa, una bella esperienza. Mio padre ascoltava sempre la stazione radio con i grandi classici del passato quando ero bambino, e questo mi ha permesso di scoprire la grande musica molto presto. Faccio il paragone con quello che sto facendo ora con i miei figli – spero che il nostro legame sia simile a quello che avevo io con mio padre. Noi abbiamo già chiacchierato in passato, no?”
Sì, due volte nel 2004 poco prima e subito dopo che Hot Fuss, l’album di debutto dei Killers, andasse al numero uno in un certo numero di paesi, inclusa l’Irlanda.
Si può dire senza problemi che da allora la vita di Brandon non sia stata monotona. Più tardi discuteremo alcuni dei momenti più memorabili, ma prima parliamo di un argomento molto importante, l’ultimo album in studio della band, che è andato a sua volta alla numero uno da un lato e dall’altro del mar d’Irlanda.
Non ci sono canzoni riempitive ed ha una lista di ospiti che include Lindsey Buckingham, la cui partecipazione alla chitarra in Caution è uno dei numerosi punti forti. Stava ancora soffrendo per essere stato cacciato dai Fleetwood Mac l’anno scorso?
“Um..credo che fosse, sai, felice di ricevere la nostra telefonata,” dice Brandon diplomaticamente. “Non posso parlare dei problemi all’interno dei Fleetwood Mac ma dal nostro breve incontro…dò la colpa agli altri! L’abbiamo registrata un paio di mesi prima della quarantena quindi ci siamo trovati in studio, cosa che ho amato, e poi siamo andati a cena. Era disponibile a tutto. Sentivamo che ci serviva qualcosa per finire Caution e sentire Lindsey suonare l’assolo come solo lui sa fare è una cosa che ricorderemo per sempre.”
C’è stata una canzone che li ha spinti a dire, “Siamo apposto così, questa è pronta, adesso arriveranno tutte le altre”?
“Credo che una volta Bono abbia detto, ‘Se non sei sicuro di quale sia il secondo singolo, vuol dire che non ce l’hai,’” riflette. “C’è un’altra grande citazione di Roy Thomas Baker [leggendario produttore dei Queen] che fa ‘Non esiste un mix brutto di una canzone bella.’ Queste considerazioni mi frullavano nella testa – ‘Forse Caution non è abbastanza.’ Quindi in pratica mi sono sforzato di tirare fuori My Own Soul’s Warning. Sapevo di esserne molto orgoglioso, e poi sono arrivate Running Towards a Place e Blowback, e ho pensato, ‘Adesso sì posso camminare a testa a alta.’”
Una storia domestica drammatica che parla di una ragazza ‘nata nella povertà’, che lascia la sua città su un bus – è così cinematica che la sceneggiatura si scrive da sola – Blowback include Adam Granduciel, che, a sentirla, sembra abbia cazzeggiato in studio.
“No, suona un gran pezzo al sintetizzatore nella seconda strofa, e un bellissimo slide nella contro melodia del coro, a cui ha applicato alcuni effetti,” dice Brandon, difendendo il suo nuovo compagno di studio.
Di chi è stata l’idea di metterci anche un pizzico di Your Love, il classico di Frankie Knuckles e Jamie Principle, nel mix di Blowback?
“L’hai sentito?”
Sapevo che era qualcosa su cui avevo ballato durante la mia giovinezza da scapestrato, ma no, ho dovuto aspettare che la gentile persona della casa discografica mi inviasse i crediti, che confermano anche la presenza di un sample dei Can, leggende del krautrock, in Dying Breed.
“Non me ne stavo di certo ad ascoltarli in continuazione, ma conoscevo l’impatto che i Can hanno avuto su molta della musica che mi ha plasmato. Sono nel nostro DNA. Quella canzone stava avviandosi verso una strada particolare, ma il sample le ha presentato una nuova via. Per quanto riguarda quello di Frankie Knuckles, è stata un’idea di Shawn Everett.”
Everett è il canadese cinque volte vincitore dei Grammys che ha co-prodotto Imploding the Mirage con Jonathan Rado dei Foxygen. In passato ha condiviso lo studio con Bob Dylan, come ha fatto, Blake Mills, un altro che ha contribuito all’album, che ha suonato la chitarra in Rough and Rowdy Ways di Big Zim. Ha anticipato a Brandon e gli altri che un nuovo album di Dylan era in arrivo?
“No, ha tenuto la cosa per sé. In pochi sapevano che Murder Most Foul era uscita e ho pensato che sarebbe stata una canzone singola. E poi hanno iniziato ad arrivare altri singoli. Mi piace tantissimo I Contain Multitudes. Quella canzone mi stende.” Murder Most Foul sembra quasi come se entrassimo a casa di Bob e passassimo in rassegna tutti i suoi album e DVD. Dura 17 minuti ma è comunque troppo corta.
“Sì, l’ho amata,” Brandon dice entusiasta. “Che canzone di ritorno – specialmente durante la quarantena.”
Dylan ha pubblicato Murder Most Foul poco dopo che abbiamo visto Bono cantare Let Your Love Be Known nel suo salotto dopo aver evidentemente passato la notte in bianco, e subito prima che Michael Stipe debuttasse No Time For Love Like Now (comincia a intravedersi un tema in comune) nella sua casa non particolarmente umile. È interessante vedere come molti grandi artisti abbiano pensato, ‘Può succedere di tutto, pubblichiamo e via,’ durante l’apice della pandemia.
“Sì, la necessità porta ad inventare,” annuisce Brandon. “La prima esibizione di Caution è stata per il nostro amico Jimmy Kimmel. Siamo solo io e Ronnie in un bagno. Niente amplificatori, niente effetti, niente auto-tune. Ti forza a provare cosa sai fare in modo diverso, è stato interessante.”
La quarantena ha anche portato i Killers a suonare una toccante versione di Land of the Free, il loro singolo del 2019, che reagisce all’omicidio di George Floyd con dei versi aggiornati. Com American Skin (41 Shots) di Bruce Springsteen, è una schiacciante accusa nei confronti del razzismo istituzionalizzato che acceca le forze dell’ordine negli Stati Uniti.
“L’abbiamo suonata a Provo, in un bello studio, il June Audio, che si trova a circa un’ora da dove vivo,” aggiunge Brandon solennemente. “Mi sono sentito spinto a rielaborare il testo per documentare ciò che era accaduto. Ero a pezzi. Credo sia stata colpa del video della CNN. Ho pianto mentre sedevo sul divano a guardarlo. Non riuscivo a credere che le persone non stessero già in rivolta. Ho pensato quella prima notte che presto la situazione sarebbe esplosa – e così è stato. La gente ha dovuto riprendersi un attimo prima di scendere in strada.”
La cosa deprimente è che a Provo c’è stata anche la prima dimostrazione anti BLM organizzata da 15.000 persone della Utah Citizens Alarm, risultata nella sparatoria contro un auto che passava di là. Le conseguenze negative si sentono ancora in tutto lo stato.
“Ci sono persone che escono dai loro nascondigli per cose stupide come questa,” Brandon si rammarica. “Hanno paura che gli portino via le armi. Campagne politiche si basano su queste paure.”
Secondo Brandon, Trump vs. Biden è l’elezione più importante a cui voterà finora?
“Credo di sì. Quattro anni fa è stato importante e io e mia moglie abbiamo votato per Hilary Clinton. Dobbiamo chiedere di più a chi ci governa. È triste che la democrazia abbia portato a questo, e che la celebrità sia arrivata a questi livelli.”
Dopo aver parlato in abbondanza di argomenti secondari, torniamo a Imploding the Mirage, che con le Lucius, Weyes Blood e una certa Katherine Dawn Lang nella lista degli ospiti, non rappresenta più volutamente il club degli uomini com’è stato in passato.
“L’inclusione di cantanti donne è stato voluto perché abbiamo scelto la copertina molto prima che finissimo di lavorare all’album,” spiega Brandon. “È un dipinto di Thomas Blackshear di questi due esseri celestiali, e quindi doveva avere una componente femminile. Abbiamo iniziato a pensare a chi poteva funzionare, e abbiamo individuato le Lucius, che sono delle bravissime cantanti che sono state in tour con Roger Waters; Weyes, che aveva appena fatto un album con Rado – il suo bridge in My God è bellissimo, e poi, perché avevo bisogno di qualcuno che rappresentasse mia madre in Lightning Fields, k.d. lang.”
Glielo ha detto per convincerla a partecipare alla canzone?
“No, ancora non lo sa,” dice con un’espressione di colpevolezza. “È la mia defunta madre che parla con mio padre. È stato durante la quarantena, lei si trovava in Canada e ci ha inviato la sua parte. Alla fine il risultato è bellissimo. Lei è un’icona, ed è stato gentile da parte sua prestarci la sua voce.”
Brandon è grande ma lang lo è di più mentre canta i versi di Mrs. Flowers in un crescendo molto in stile anni ’80. È un altro esempio di come Brandon riesca a pennellare i protagonisti delle sue canzoni in modo molto simile a Springsteen.
“Sono stato uno dei fortunati a vedere lo spettacolo di Bruce a Broadway, ed è stato magnifico,” dice adorante. “Fare quello, Western Stars e l’autobiografia a questo punto della sua carriera dà a tutti noi speranza. La sua routine di lavoro è fenomenale. È come una dipendenza. Mai considerare questa opportunità come scontata. Diventa parte del proprio DNA e della propria identità.”
La versione video di Western Stars di Bruce è uno dei motivi che hanno spinto i Killers a lavorare con Sing Lee, già regista per i Muse e Halsey, sul loro corto per Imploding the Mirage.
“Sarà lungo 30 minuti e conterrà Caution e pezzetti delle altre canzoni,” è tutto ciò che Brandon dice per evitare spoiler. Considerando i lavori passati di Lee, è probabile che rifletterà la sensazione di mancanza di limiti dell’album – e molto di più ancora.
L’altro giorno mi sono imbattuto in un video di Brandon che sorride come un bambino la mattina di Natale mentre canta Thunder Road con il Boss. Uno dei momenti più belli della sua vita?
“È li in alto,” dice ricordando con affetto. “Era il 2008 al Pinkpop festival nei Paesi Bassi, c’erano anche lui con la E- Street Band. Ho guardato di lato durante Mr. Brightside e dietro il nostro ingegnere del suono ho visto gli occhiali da sole e una presenza molto riconoscibile che annuiva a tempo. Quando abbiamo finito e stavamo tornando ai nostri camerini assieme a Bruce lui mi ha detto, ‘Vuoi cantare Thunder Road più tardi?’ È stato un sogno. La mia parte preferita è stata la preparazione. Sono andato nel suo camerino e abbiamo scelto quali versi avrebbe cantato ognuno. È stato una specie di test, capisci? Sapevo tutte le parole a memoria, le ho scritte e mi ha aiutato a segnare quali avrei cantato io. Abbiamo preso una chitarra e abbiamo provato. Quel momento dietro le quinte è stato speciale. Non ho avuto tempo di sentirmi nervoso. Se me l’avesse proposto uno o due giorni prima non so se ci sarei riuscito!”
Prima di lasciare Brandon e Tana a stringersi meglio sul divano – due persone si tengono compagnia, tre, quando una di queste è un giornalista, diventano una folla – quali sono stati gli altri momenti da pizzicotto sulla guancia per capire se stesse sognando?
“I primi giorni era bello anche solo essere riconosciuti da persone che ammiravamo,” conclude. “Aprire per gli U2 con il primo album. O Morrissey. Il pensiero è stato proprio, ‘Come siamo arrivati qui?’ Ho ancora i loro poster appesi in camera. Glastonbury 2019 è stato un concerto speciale. Ero davvero orgoglioso e grato per tutto. È come se avessimo chiuso il cerchio. È stato un grande momento.”
Ritorno al passato
Brandon Flowers è sempre stato onesto sulle influenza dei Killers – specialmente quando parla con Hot Press!
Si può capire dalla grandezza della sua casa sulle montagne dello Utah e dalle sue scarpe alla moda che a Brandon Flowers la vita sia andata molto bene, ma sotto alcuni punti di vista è ancora lo stesso timido ventiduenne dalla risatina nervosa e l’amore estremo per The Cars, The Beatles, U2, The Cure, The Smiths, New Order, e Oasis – più o meno in questo ordine – che ho incontrato per la prima volta dietro le quinte dell’Oxegen festival nel 2004.
Hot Fuss era uscito da qualche settimana e, nonostante ci fosse entusiasmo per il loro set del sabato sul palco New Band con Halie, Sone & Daughters e i Razorlight prima di loro, nessuno avrebbe previsto che in futuro avrebbero suonato in alcuni degli stadi più grandi del mondo.
Se non avessimo perso il video, avreste potuto vedere un pezzo bellissimo durante l’intervista, durante il quale un ubriaco del pubblico che era riuscito a sfuggire alla sicurezza, è arrivato barcollando verso di noi e ha iniziato la seguente conversazione:
Ubriaco: “Fai parte di una band?”
Brandon: “Sì.”
Ubriaco: “Come si chiama?”
Brandon: “The Killers.”
Ubriaco: “The Killers? Ah, siete una merda!”
Sappiamo chi ha riso per ultimo.
“Si pensa sempre che l’erba del vicino sia più verde, sì,” Brandon, che notai assomigliare un po’ a Matt Damon, ha risposto d’accordo con me quando l’ho accusato di essere un anglofilo. “Non abbiamo mai pensato, ‘Oh, vorremmo essere britannici,’ ma la musica dai Beatles in poi è sempre stata bellissima. Ascoltare Head on the Door dei Cure per la prima volta è stato speciale, e The Joshua Tree è stato un album molto importante per noi. Ero in mezzo al cuore l’ultima volta che gli U2 hanno suonato a Las Vegas, ed è stato fantastico” (Prima che qualcuno incazzato da Athlone ci scriva, Brandon sa che gli U2 sono irlandesi).
“Il nostro chitarrista, Dave, ha messo un annuncio di ricerca musicista che menzionava gli Oasis, e lo ha fatto poco dopo che li vidi a Las Vegas e deciso che era ciò che volevo fare nella vita. Un paio di settimane dopo eravamo una band.”
Quando gli ho chiesto se ha incontrato qualcuno dei suoi eroi, Brandon ha sorriso e ha detto, “Morrissey è stato accanto a me durante il soundcheck quando abbiamo aperto per lui a Los Angeles. Lo ammiro da quando avevo dodici anni e adesso è lì a fissarmi.”
Quando i nostri sentieri si sono incontrati di nuovo all’inizio di Dicembre nella penthouse dell’hotel Clarion a Dublino, i Killers stavano davvero vivendo il sogno rock’n’roll.
“È stata una successione di cose belle,” ha detto imbarazzato. “Dischi d’oro, stare seduto tra Sarah Michelle Gellar e Geri Halliwell durante il Jonathan Ross Show e guardare in alto all’Irving Plaza a New York e vedere David Bowie che canta Mr. Brightside. Non riuscivo a crederci! Dopo è venuto a complimentarsi personalmente con ognuno di noi, e ha detto che poteva sentire l’intera storia del rock’n’roll nelle nostre canzoni. È un musicista fantastico e una bellissima persona. Elton John è uguale – verrà al nostro concerto a Manchester domani dopo che abbiamo fatto uno speciale TV a Parigi con lui.”
Ha quasi iniziato ad iperventilare quando l’ho portato sulla terrazza, ho puntato il dito verso l’ex quartier generale degli U2 ad Hanover Quay dall’altra parte dei Liffey, e gli ho detto che stavano per annunciare l’iPod con il loro logo (ve li ricordate?)
“Sarebbe fantastico!” ha risposto entusiasta. “La prima cosa che ci metterei dentro è l’U2 Digital Complete Works seguito da Imagine di John Lennon, Hunky Dory di David Bowie, Vauxhall & I di Morrissey e Head on the Door dei Cure. Questi sono gli album che salverei da una casa in fiamme.”
Brandon è entrato di nuovo in modalità fan quando ha concluso dicendo: “Vedere i video degli Smiths con mio fratello quando avevo 12 anni e sentire Just What I Needed dei Cars alla radio sono due dei motivi principali che mi hanno fatto entrare nel campo della musica. Per quanto mi riguarda, Ric Ocasek è Dio!”