The Line of Best Fit [19.08.2021]
Brandon Flowers spiega come il suo ritorno nello Utah sia stato fondamentale per segnare il DNA di Pressure Machine, il settimo album dei Killers
“La mia idea era ‘Devo assolutamente andarmene da qui’,’’ dice Brandon Flowers, il frontman dei Killers, mentre riflette sulla sua crescita nell’umile cittadina di provincia di Nephi, in Utah. Oggi abita a 90 minuti a nord del posto da cui è scappato.
“Dopo tutte le esperienze che ho vissuto nella mia vita, adesso guardo alle montagne, ai campi e a quel modo di vivere e penso ‘Oh, credo di voler trasferirmi di nuovo là’,” dice ridacchiando, pensando a quanto sia ironica la situazione. “È fantastico avere questa svolta a 180°.”
A 16 anni il frontman dei Killers se n’è andato da Nephi verso la meravigliosa Las Vegas, una città che scorre in profondo nel DNA della sua band, fino alla luccicante ‘K’ che illumina il centro del palco durante i concerti. A seguito del complesso PTSD che sua moglie Tana ha sviluppato qualche anno fa, Flowers ha spostato la sua famiglia nel rurale Utah mentre le insegne al neon di Las Vegas si allontanavano sempre più nello specchietto retrovisore. ‘Implodendo il miraggio’ in un certo senso.
Il concetto di fuga dalla vita di provincia verso la grande città è sfruttato da molto tempo nel rock’n’roll. Bruce Springsteen ha costruito le fondamenta della sua carriera su questo sentimento, anche i Killers ci avevano provato in Runaways, ma è raro che le persone che poi rimangono diventino fonte di ispirazione, a cui i Killers invece attingono nel nuovo album, Pressure Machine.
“Ho molto più rispetto per le persone che rimangono,” dice, paragonando le riflessioni del ragazzino che se n’è andato a quelle dell’uomo che è tornato. “Nutro molta più stima e tenerezza per questo posto e la sua bellezza. Quando sei adolescente non puoi avere questa comprensione, capire esattamente cosa sta succedendo.”
Per la prima volta nella loro carriera, il settimo album dei Killers li vede sostituire gli inni ottimisti per cui si sono fatti conoscere con qualcosa di più paziente e riservato. “Quando ho capito che potevo scrivere di argomenti più personali per me o esperienze che avevo osservato in prima persona, ho scoperto un tesoro nascosto da aprire e prenderne a piene mani,” spiega. “È stata una cosa molto positiva che mi è successa negli ultimi anni.”
Negli ultimi anni ci sono stati grandi cambiamenti per i Killers. Parallelamente all’allontanamento di Flowers da Las Vegas, c’è stata una specie di implosione controllata nei Killers stessi. La produttività di Flowers aveva superato i programmi della band in varie occasioni, portandolo ad emergere come artista solista con Flamingo nel 2010 e, più recentemente, con The Desired Effect nel 2015. Questi lavori sono arrivati quando il resto della band ‘non era nell’umore giusto’ per registrare un altro album. L’affaticamento del bassista Mark Stoermer lo ha spinto a tirarsi fuori dal tour, mentre Dave Keuning voleva passare più tempo con la sua famiglia.
Di conseguenza i Killers hanno sviluppato una filosofia turnista per questi membri; un approccio provato con successo nel 2020 per Imploding The Mirage, alla cui registrazione è stato coinvolto creativamente Mark Stroermer, e ora con il rapido Pressure Machine, che dà di nuovo il benvenuto a Keuning. Assieme a Flowers, il potente batterista Ronnie Vannucci rimane uno dei membri fondamentali del gruppo.
“Ho sempre voluto avere successo,” riflette. “Vuol dire mettermi addosso un sacco di pressione.” Flowers ha sicuramente goduto dei frutti dei suoi sforzi. Per i primi dieci anni di carriera dei Killers, è sembrato che la loro ascesa fosse inarrestabile. Hot Fuss, Sam’s Town e Day & Age sono stati successi uno dietro l’altro, sostenuti da importanti singoli che hanno fatto ottenere alla band grandi risultati. Dopo questa trilogia sono diventati delle rock star in un’era in cui le band che riuscivano ad arrivare a suonare negli stadi erano quasi estinte. La corazzata che è Mr Brightside‘ ha un potere che ancora tiene per le corna lo spirito del periodo in cui è stata creata. Ha celebrato i suoi monumentali cinque anni nella classifica Top 100 dei singoli in Regno Unito all’inizio di quest’anno.
La tiepida ricezione di Battle Born, pubblicato nel 2012, ha segnato la prima fase calante nella corsa all’oro creativa dei Killers. Questa situazione è ben documentata nell’album di ritorno alla forma, Wonderful Wonderful del 2017, e ha spinto Flowers a scrivere una canzone letteralmente intitolata Have All The Songs Been Written?, una domanda che aveva posto in origine a Bono. “È un gran bel titolo per una canzone,” era stata la sua risposta.
Quattro anni più tardi quella domanda, i Killers hanno alle loro spalle altri due album che li possono aiutare a dare una risposta provocatoria. Imploding The Mirage del 2019 era pieno dall’inizio alla fine di canzoni da stadio e ha segnato una sorta di rinascita ed una nuova era per la band. Nell’album i Killers riorganizzano la formula dando il benvenuto ad un maggior numero di collaboratori. Il cantautore australiano Alex Cameron ha co-scritto un numero di canzoni, Lindsey Buckingham ha suonato un assolo in Caution e la raffinata presenza di Weyes Blood e K.D.Lang ha aggiunto un tocco celestiale al sound americana, loro marchio di fabbrica.
C’è stato un famoso dibattito sul significato di “are we human or are we dancer?” che ha fatto da colonna sonora alla prima ascesa della band. Le canzoni di Pressure Machine lasciano poca ambiguità su cui poter dibattere. Spinte da storie e narrazioni, le canzoni usano i personaggi della città di Flowers come fili di un arazzo di una desolata natura morta accompagnata da strumenti musicali tipici della vita in provincia – la chitarra acustica, i violini e l’armonica illuminano le storie cupe che avvolgono l’album.
La canzone di apertura, West Hills, si gonfia attorno ad un motivo discendente al pianoforte che apre in modo teatrale il sipario su Pressure Machine, mentre l’immagine dei “cavalli che corrono liberi nelle West Hills” va spalla a spalla con la morte e la fuga spirituale per mezzo di “quelle pillole di ossicodone”. Anche se ci sono sicuramente ancora storie d’amore appariscenti, l’offerta è ridotta. In Terrible Thing Flowers scrive dalla prospettiva di un adolescente gay sull’orlo del suicidio sullo sfondo di una chitarra acustica pizzicata con tristezza; “le carte che ho estratto mi faranno perdere il gioco”.
L’epidemia di oppioidi in città è sospesa come un macigno, specialmente nella straziante Quiet Town dove anima genitori che piangono “elogi funebri per la bambina di papà” e figlie e figli che “giacciono senza vita nei loro vestiti più belli”. “Qualcuno sta tenendo dei segreti,” afferma Flowers. “Quando abbiamo iniziato a sentire queste storie sugli oppioidi, venivano sempre bisbigliate / Adesso striscioni di dolore segnano i gradini delle case d’infanzia” è un verso che potrebbe essere stato scritto solo attraverso gli occhi di qualcuno che ritorna a questo tipo di modo di vivere.
Differentemente da qualsiasi altro album dei Killers, la pubblicazione non è stata preceduta da alcun singoli, lasciando il mondo a gustarlo tutto assieme. “Probabilmente non ha reso molto felice l’etichetta discografica,” dice Flowers ridendo e con un po’ di trepidazione alla vigilia della pubblicazione. “Ma ci tenevamo molto a questo album. Ha una certa determinazione e un’atmosfera che volevamo fosse vissuto in quel modo, per questo è molto diverso dal modo in cui normalmente ci avviciniamo ad una pubblicazione. Ne siamo contentissimi!“
Per la prima volta nella storia dei Killers, i testi sono stati la prima cosa che ha bussato alla porta, una specie di visita a sorpresa quando l’imponente tour della band è stato bloccato dall’incombere del COVID. “Per 20 anni sono stato su queste montagne russe, è stata una brutta botta quando si sono fermate. Ero in Utah, sullo stesso gruppo montagnoso in cui sono cresciuto, e ho iniziato a riflettere e ad avere questi ricordi. Ogni canzone che scrivevo sembrava aver luogo in questa cittadina in cui sono cresciuto. Alla fine ho deciso di seguire la corrente.”
“Di solito mi ritrovo a faticare a finire i testi alla fine di un album, per cui è stata una vera benedizione avere la possibilità di buttare giù queste idee e pezzi già completi,” continua. “Non so se sia qualcosa su cui potrò fare affidamento per il prossimo o altri album, ma mi è successo tutto molto rapidamente e volevo mettere assieme queste idee, è stato un periodo molto bello.” I grandi cantautori menestrelli americani sono stati un’influenza chiave da cui ha tratto ispirazione – vengono menzionati Randy Newman, John Prine, John Mellencamp, Tom Waits e Bruce Springsteen.
Da uomo di famiglia, il COVID ha portato un po’ di regolarità nei suoi impegni, tanto che Flowers ha iniziato le canzoni di Pressure Machine su una tastiera in una stanza in fondo al corridoio di casa, a pochi passi da moglie e figli. Come succede ai personaggi che abitano fra le quattro mura dell’album, Flowers tende a mantenere un programma da lavoratore dato che torna a casa ogni sera. “Ho provato a farlo quanto più potessi, ma più ci si mette contro l’ispirazione, più è facile che ti colpisca.”
Flowers spesso inizia le canzoni che entrano nella timoniera dei Killers, cioè si sobbarca il compito di presentare al resto della band le idee fuori dai binari a cui ha pensato. “Ho avuto sicuramente un po’ di apprensione sul soggetto e lo stile che sentivo fosse richiesto per rendere queste canzoni autentiche, per cui sapevo che ci sarebbe stato un cambiamento,” dice. “Alla fine il processo è stato molto organico e tutti erano d’accordo. Le canzoni parlavano per sé, e ciò ha aiutato molto.”
La maggior parte dei ricordi di Brandon sulla sua vita a Nephi si concentrano sul campo da golf locale. “I miei genitori mi lasciavo lì e ci passavano il tempo finché non faceva sera, per la maggior parte giocando e crescendo.”
Si ricorda di essere stato attratto dalle persone che non aderivano alla religione della città. “Erano persone fuori dall’ordinario e hanno lasciato un segno in me perché erano così diverse da come vivevo ogni giorno in casa. Vedere queste persone che andavano contro la religione e facevano scelte diverse catturano l’attenzione di quindicenne.”
“Passavo il tempo con loro al campo da golf, dove, ironicamente, esisteva questa sub cultura di persone. Era un posto in cui si poteva andare e bere durante il giorno. Il contenuto di alcol nella birra in Utah è regolato, per cui è la meta del resto degli Stati Uniti. Così i ragazzi bevevano 25 birre per ubriacarsi, cosa che pensavo si dovesse fare da adulti. Stavano sempre a pisciare fra gli alberi perché avevano bevuto troppo – è divertente ripensarci adesso.”
Nell’album la presenza degli abitanti è profonda, non solo attraverso i ritratti dettagliati dei personaggi fatti da Flowers, ma anche nei pezzetti vocali fra le canzoni. “Continuavamo a dire che sembrava un documentario, un album di questa città,” riflette. “Abbiamo pensato che sarebbe stato bello se si fosse potuto sentire l’accento di queste persone, così abbiamo mandato qualcuno ad intervistare queste persone di Nephi. È l’ultima cosa che abbiamo fatto. L’album era in fase di masterizzazione e noi stavamo freneticamente cercando di trovare i pezzi giusti da inserire tra le canzoni. Ero un po’ nervoso a farlo perché è stata una decisione dell’ultimo secondo, ma adesso non riesco ad immaginarmi l’album senza. Gli dà solidità, delle fondamenta, un senso al tutto.”
Tutto ciò riflette la filosofia di impulsività che la band ha portato nel processo di scrittura e decisionale. Anche se gli album non potrebbero essere più diversi, segna una linea di connessione tra Hot Fuss e Pressure Machine. “Di solito credevo che se non fatichi allora la canzone non va abbastanza bene,” spiega. “Poi ho iniziato a pensare all’immediatezza e come abbiamo realizzato il nostro primo album quando neanche sapevamo cosa stavamo facendo in studio. Ci sono molti lati positivi nel catturare il lampo e poi lasciarlo andare. Abbiamo mantenuto questa mentalità con le nuove canzoni. Lo catturavamo, gli davamo una forma e poi evitavamo di ritornare a lavorarci su giorno dopo giorno. Ci ha davvero aiutato a cogliere le occasioni e ad improvvisare il più possibile.”
Brandon ha le sue teorie sul perché il processo di scrittura diventi più difficile se paragonato all’incendio che spesso si propaga dalla miccia all’inizio di carriera di una band. “Mi è sembrato che all’inizio fossi più aperto e non ascoltassi le opinioni del mondo e delle altre persone,” riflette. “Poi inizi ad ascoltare perché così dice il buon senso. Vuoi ascoltare le altre persone e sei aperto alle loro opinioni, che possono però soffocare la tua purezza, rendendo le cose più difficili. Ma mi piace tornare a lavorare.”
Brandon si ricorda anche di quando ha lavorato con sua madre al Taco Time di Nephi, pulendo bagni, preparando tacos e burrito – e ascoltando Bob Marley. “Mi ricordo di esserne ossessionato. Associo Taco Time a molta di quella musica e di quei bellissimi ritornelli.”
La madre di Brandon, Jean, è morta nel 2010. La storia dell’incontro dei suoi genitori è immortalata in A Dustland Fairytale, uno sguardo panoramico e cinematografico alla vita di provincia se paragonato ai video in 4:3 delle storie di Pressure Machine. Qualche tempo fa i Killers hanno invitato il Boss a fare un duetto su una versione live e aggiornata della canzone. Nebraska, l’album minimalista di Springsteen stesso pubblicato nel 1982, è un chiaro punto di riferimento per questa fase dei Killers; 10 canzoni registrate direttamente su un registratore a quattro nastri in una stanza di hotel; il costo più alto di produzione è qualche virtuosismo con l’armonica qua e là.
Da studioso del rock’n’roll e con sette album della band alle spalle, Flowers è particolarmente attirato dalla longevità di Springsteen come artista. “Qualcuno gli ha chiesto come continuasse a sfornare album così regolarmente – è un’impresa riuscirci una volta, ma lui lo fa di continuo. Ha spiegato come riesce a portarli a termine e ho capito che è qualcosa che sto cercando di applicare all’ultimo paio di album dei Killers. È facile dire ‘Oh ecco un singolo, finiamo queste altre che ci rimangono e poi andiamo in tour’ ma dare un senso completo ad un album e ad un’idea è difficile.” Fa una pausa. “Non sono mai stato più sicuro di aver applicato questo metodo al meglio se non su quest’album. Ne siamo davvero orgogliosi.”
Originariamente il Boss aveva contattato Flowers via messaggio; “Sto guardando Glastonbury. Siete diventati una band fantastica dal vivo, fratello mio! Adoro il vestito dorato! Dobbiamo fare Dustland assieme un giorno. Bruce” così leggeva il messaggio. La performance della band sul Pyramid Stage nel 2019 è sembrata come un urlo di battaglia del loro periodo di rinascita.
“Alcuni dei video della BBC sono folli. È stata davvero una serata magica,” dice scuotendo la testa e con l’emozione che gli rompe leggermente la voce. La serata è culminata con la band che ha accolto sul palco i Pet Shop Boys e Johnny Marr, due punti fermi nel loro DNA musicale.
“La prima volta che abbiamo incontrato Johnny Marr è stata quella sera!” dice allegramente. “È venuto dietro le quinte, ci siamo stretti la mano per la prima volta e poi abbiamo provato ‘This Charming Man’ in camerino. Abbiamo provato in acustico e attaccato le chitarre solo alla fine del concerto per suonarla di fronte al mondo. È stato da pazzi, se guardi bene sembra che ci siamo incontrati e abbiamo provato tempo prima, invece ci siamo appena incontrati – è una canzone che canto da tutta la vita, e allo stesso tempo è stato surreale, ma quasi normale.”
È un concerto che Flowers ha riguardato svariate volte. “C’è stata davvero una forte pressione. Sono contentissimo che abbiamo il video così da poterlo rivedere. Mi piace rivederlo ma in quel momento sentivo solo la pressione.”
Guardare quel concerto adesso sembra quasi il ritratto di altri tempi. Il mare di gente che fa casino e canta ogni singola canzone, illuminata da bagliori rossi, è quasi un’esperienza tribale. Anche se stanno già pensando a nuova musica, rivedere immagini simili a Glastonbury negli stadi durante il 2022 è in cima alla loro lista. “Sono passati 2 anni, follia!” dice un po’ esasperato. “Ma siamo prontissimi a mantenere il flusso di questa creatività.”
Pressure Machine, la bellissima canzone che dà il titolo all’album, presenta una riflessione panoramica sulla vita, dove le immagini bambinesche del “Grillo Parlante e delle Power Wheels” stabiliscono il messaggio chiave su cui si basa l’album; “A volte guardo le stelle / E penso a quanto siamo piccoli / Mentre sudiamo nella macchina a pressione / E facciamo i bravi fino all’ultima goccia”.
Molti di noi ci siamo sentiti ridimensionati dopo che il tempo si è fermato nell’ultimo anno, anche quando si è il frontman di una delle band più importanti del mondo. Il sentimento e i personaggi di Pressure Machine mettono tutti alla pari.
“All’inizio ero nervoso che potesse essere uno sguardo troppo da addetto ai lavori, da chi vive nel posto, e non sapevo se i fan dei Killers o chiunque altro si sarebbe potuto immedesimare,” riflette Flowers. “Poi ho iniziato a capire che c’era qualcosa dell’autenticità e onestà che era uscita da me in cui tutti, ovunque vivano e a qualunque punto della vita si trovino, possono immedesimarsi.”
Fonte—The Line of Best Fit