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Bass Guitar Magazine [06-2009]

Dal momento in cui hanno conquistato le onde radio nel 2004 con il loro album di debutto, Hot Fuss, i The Killers hanno avuto un’ascesa priva di sforzi verso il palcoscenico mondiale. BGM parla con il bassista Mark Stoermer.

Fin dalla pubblicazione del terzo album dei Killers, Day & Age, il quartetto di Las Vegas ha confermato il proprio status come una delle più grandi band del mondo. Dopo il debutto in UK nel Novembre dell’anno scorso, Day & Age è arrivato dritto al numero uno della classifica degli album, vendendo più di 200.000 copie nella prima settimana, e ad inizio Dicembre aveva già venduto le 600.000 copie necessarie per avere il doppio disco di platino. Un successivo tour nelle arene UK è andato sold out ne giro di poche ore. I Killers torneranno in UK alla fine di questo mese e appariranno ai Festival T in the Park, Oxegen, Hard Rock Calling e V. Ci siamo intrufolati nel backstage della O2 Arena di Londra per una chiacchierata sul nuovo album con il bassista Mark Stoermer.

Day & Age

In Day & Age si può trovare parte del materiale più avventuroso nei sette anni di vita della band. Eppure il risultato finale rimane lo stesso: suona come i Killers e suona spettacolare. “Abbiamo iniziato a lavorarci durante lo scorso tour“, dice Stoermer. “Brandon aveva già qualche idea e stava lavorando su alcuni demo nel retro del tour bus. Con l’ultimo album qualcuno se ne usciva con un riff o qualche nota o Brandon aveva una canzone e lo aiutavamo con l’arrangiamento, ma stavolta è stato un processo totalmente nuovo“. Scambiandosi tracce demo tramite internet con la mediazione del produttore Stuart Price, di base a Londra, la band è riuscita e mettere assieme i primi pezzi dell’album senza mettere piede in studio di registrazione. “Ci siamo presi un po’ di tempo lontani l’uno dall’altro“, spiega Stoermer, “così abbiamo provato a spedirci i demo avanti e indietro online. Usavamo tutti GarageBand o Logic. Brandon aveva un sacco di tracce che mandava a Stuart, e Stuart ci metteva dentro delle idee qua e là e mi mandava qualcosa a cui aggiungevo il basso, e ci giochicchiavo un po’. Ricevevamo tutti i demo e aggiungevamo le nostre parti. Ronnie suonava tutti i suoi strumenti nel suo demo e poi lo mandava a Brandon, che ci cantava su e poi lo spediva a tutti gli altri. Io ho fatto una cosa simile e così anche Dave. Alcuni pezzi sono stati usati qua e là, ma stavolta molto del materiale ha preso vita dalle idee Brandon perché riesce a venirsene fuori con una canzone dopo l’altra“.
La band si è infine ritrovata per dare una rifinitura ai demo nell’Aprile del 2008, prima di dirigersi al loro studio di Las Vegas per mettere i tocchi finali all’album.
Abbiamo preso circa 30 o 40 di quelle idee iniziali e le abbiamo scritte su una di quelle lavagne bianche e le abbiamo suonate una alla volta per vedere quali funzionavano e quali no. Siamo entrati in studio con 20 idee dopo averne eliminato la metà, e metà di quelle tracce sono diventate l’album che è ora Day & Age“.
Il produttore Stuart Price aveva già remixato alcune delle vecchie canzoni della band e giocato un ruolo significativo nel nuovo album. “Stuart è probabilmente il produttore più influente dal punto di vista creativo con cui abbiamo mai lavorato – è stato come se fosse il quinto membro silenzioso della band“, dice Stoermer. “Non avevamo mai lasciato un produttore farne così parte, ma ci era veramente piaciuta la sua versione di Mr Brightside. Non era perché ormai eravamo arrivati al punto in cui non avevamo più idee o avevamo bisogno di aiuto. Potevamo tranquillamente fare un album come abbiamo fatto i primi due, noi in una stanza, ma volevamo provare qualcosa di nuovo e ci potesse portare da un’altra parte e credo che sia successo proprio questo“.

I primi tempi

I Killers si sono conosciuti a Las Vegas nel 2002 dopo che il frontman Brandon Flowers rispose ad un annuncio su un giornale locale da parte di Dave Keuning. “Stavano già dando in giro demo durante i primi piccoli concerti“, ricorda Stoermer, “una cosa strana per una nuova band locale di Las Vegas, ma il loro primo demo aveva già delle registrazioni di Mr Brightside e Under The Gun, e con quelle canzoni sono riuscito a vedere che c’era qualcosa di diverso in loro“.
Avendo iniziato a suonare il basso all’inizio delle superiori, Stoermer ha sempre covato il desiderio di diventare un musicista a tempo pieno. “Ho comprato un basso quando avevo all’incirca 14 anni e ho iniziato un sacco di band locali negli anni. Sapevo che suonando il basso avevo più probabilità di incontrare chitarristi perché tutti suonano la chitarra. La prima vera band rock di cui mi sono appassionato sono stati i Nirvana. Prima di loro ascoltavo band hip-hop come i Public Enemy e i NWA, ma assolutamente niente rock. Avevo scoperto l’album Sgt. Pepper quando avevo circa 10 anni, ma sono sempre stato un fan dei Beatles di nascosto! Avevo questa cosa contro il rock a quel tempo e mi davano fastidio le band di capelloni. Poi sono arrivati i Nirvana e sembravano veri e senza pretese. Mi piace un sacco di rock dell’inizio degli anni ’90 come Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden, e un sacco di rock band classiche come i Beatles, Pink Floyd, The Who, e David Bowie. Mi tenevo i soldi dei pranzi per comprare i loro album e compravo un album rock dietro l’altro e anche un sacco di jazz, come John Coltrane, Charlie Parker e Miles Davis. Poi ho imparato ad apprezzare di più il glam rock“. Avendo visto molti dei primi concerti dei Killers attorno a Las Vegas, Stoermer è stato alla fine invitato ad unirsi alla band. “Ho iniziato ad uscire con Dave e poi ad un certo punto lui e Brandon hanno incontrato Ronnie. Già conoscevo Ronnie di nome e in quel momento ho capito che la band poteva veramente fare qualcosa di buono. Brandon aveva questa sua presenza, e quando c’è una band affiatata, delle buone canzoni e un buon frontman, sai che probabilmente avrà successo“.
Con la band attualmente nel bel mezzo del tour mondiale in supporto di Day & Age, i Killers non possono ritenersi estranei alla vita in tour. Stoermer conosce troppo bene le implicazioni di tour troppo lunghi. “Ha sicuramente degli effetti sulla band, ma non si può dire esattamente quanto siano positivi e quanto negativi. È più difficile completare le idee in tour perché non si è sempre nella giusta mentalità, ma allo stesso tempo si diventa più uniti e forse si diventa una band migliore andando in tour assieme“.
Nel loro settimo anno come band pare che i Killers abbiano trovato il bilanciamento perfetto, ma Stoermer insiste nel dire che ogni membro della band è diverso. “In un mondo perfetto per me sarebbe come megli anni ’60, quando si pubblicavano due album all’anno“, spiega Stoermer, “ma è quasi impossibile quando sei in tour per 18 mesi di fila! Credo che come band si perdano piccoli periodi di creatività quando si sta troppo in tour. È stato bello aver pubblicato Sawdust perché c’erano delle cose che erano state scritte in quei mesi tra i tour che non sarebbero andate bene in nessun altro album“.

Un basso killers

Se parliamo delle linee di basso nel post-punk pop unico dei Killers, Stoermer si basa su un approccio semplice e fresco. “Cerco sempre di sostenere la canzone“, ci dice. “Molte delle linee di basso che faccio non sono necessariamente complicate, ma risaltano nel tonalità e per come sono suonate. Tutti i miei bassisti preferiti, persone come Chris Squire degli Yes, John Entwistle degli Who, Noel Redding e Paul McCartney, hanno tutti una tonalità tagliente che sta un po’ più nel mezzo, ed è quello che cerco di portare nel sound dei Killers“.
Assieme all’amore di Stoermer per il brit rock degli anni ’60, le atmosfere synth e i cori epici di Day & Age si fondano con gran forza nel pop anni ’80. “Apprezzo il fatto che siamo una band pop, ma siamo più una pop/rock band dato suoniamo tutti i nostri strumenti e scriviamo le nostre canzoni assieme. L’elemento live della band è ancora importante e credo di stare cercando di aggiungere un po’ più di rock e di dare al pop un po’ più di mordente“. Quando gli viene chiesto il segreto del successo della band, Stoermer da una risposta molto semplice. “Credo sia solo un blend di una buona band e di una buona capacità di scrivere canzoni. È giusto avere delle influenze e prendere spunti da altre band del passato, ma mettiamo il nostro stampo nelle canzoni che facciamo. Forse perché siamo in grado di fare solo quello che facciamo e non riusciamo a copiare gli altri, quindi anche se cerchiamo di fare un certo tipo di sound viene fuori comunque qualcosa di unico“. Con Day & Age, i Killers hanno guadagnato legioni di fan e innumerevoli successi in classifica in giro per il mondo, un risultato che ancora stupisce Stoermer. “Anche all’inizio con il successo del primo album ero completamente disorientato. Ogni band ha ambizioni diverse, io sono stupito anche solo per il fatto che siamo arrivati fin qui“.

Suoni Killer

Stoermer si prepara per Day & Age “Per questo tour sono tornato ad usare un basso Fender Geddy Lee Jazz“, dice Stoermer. “È un basso da 700$ che ho trovato quando abbiamo firmato il contratto discografico ed ha qualcosa di speciale. Ha un manico parecchio sottile per un basso e i grandi intarsi lo rendono più facile da suonare dal vivo. Posso colpirlo forte o piano e risponde come voglio io. Non è necessariamente uno strumento vintage, e adesso come adesso potrei comprarmi tutti i bassi che voglio, ma ha qualcosa di speciale che fa si che dal vivo funzioni perfettamente. È quello con cui ho fatto tutto il tour di Hot Fuss, quindi forse mi ci sono semplicemente abituato. Ho anche un Hofner, il basso dei Beatles? Ne ho tre, uno del ’67, uno del ’69 e uno del ’70. Ho usato molto l’Hofner in Day & Age su This Is Your Life, I Can’t Stay, Losing Touch e Joy Ride, ma dal vivo lo uso solo in Joy Ride, perché dal vivo voglio una tonalità che sia più vicina a quella di Jenny mentre sull’album è un po’ più funky. Su I Can’t Stay uso un Guild Starfire hollow-body per emulare l’Hofner – ho trovato che il Guild andava meglio dal vivo, ma sull’album è un Hofner. Ho usato bassi P lo scorso tour, e mi piacciono molto, ma non potevo colpire forte nessuno di quelli. Se lo colpivo troppo forte faceva un ronzio, mentre questi Geddy Lee Jazz, quando li colpisco nel modo giusto, posso farlo quanto forte voglio e non perdono mai la nota. Ci sono un sacco di bassi che se vengono colpiti troppo forti perdono la nota. O ti viene fuori un suono troppo vibrante“.
Uso anche un Boss Blues Driver modificato che non succhia tutta la tonalità, perché spesso quando si usa una pedale da chitarra con il basso, lo rende troppo alto. Questo mantiene il suono e funziona molto bene con gli HiWatt. L’ho provato con altri amplificatori ma non ottenevo la tonalità che volevo, quindi è la giusta combinazione tra questo pedale e quell’amplificatore. A volte uso un pedale chorus o un Big Muf ma è molto raro che ciò avvenga. Di solito uso due overdrive diversi e scambio tra le due tonalità, è raro che suoni senza un overdrive“.
Parlando di amplificatori, Stoemer sceglie di connettersi ai suoi HiWatt. “Uso gli HiWatt e ne ho uno pulito e uno sporco. Sono head a 200 watt con cabinet da 4×10 e 1×15″. L’ultimo arrivo è il nuovo signature combo personalizzato da 50 watt con un fane speciale da 12-inch e 75W, 2xEL84s nella sezione della potenza dell’amplificazione, e una copertura bianca personalizzata e uno schermo con il suo nome inciso“.